Mauro: “Ho sempre rispettato la maglia azzurra, lo scudetto sarebbe da 10 e lode. Ho scelto Napoli per il mio matrimonio, ho voluto ci fosse anche Vialli” – VIDEO

Massimo Mauro, ex calciatore del Napoli e opinionista televisivo, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Kiss Kiss Napoli nel corso di Radio Goal ospite negli studi radiofonici:

“Anni di Napoli non vanno via, non andranno mai via. La maglia non l’ho mai baciata, ma l’ho sempre rispettata. Non mi ero mai sposato, ci ho messo 10 anni per deciderlo e l’ho fatto insieme a Mimmo Battaglia che è un mio amico d’infanzia: ieri è stata una giornata bellissima celebrata da don Mimmo che è stato il mio amico di sempre, già dai tempi di Catanzaro. Ieri mi sono emozionato e mi sento fortunato ad aver vissuto una giornata come quella di ieri. Ci tenevo tanto a sposarmi qui a Napoli, la mia cravatta era speciale. Ero felice di avere Luca Vialli con me al mio matrimonio perché era raffigurato sulla mia cravatta, sono stato testimone al suo matrimonio, ci tenevo tantissimo che fosse con me”.

Sulla lotta scudetto Massimo Mauro ha le idee chiare

“Per noi che abbiamo giocato conta solo la prestazione, non vanno fatti i calcoli. Il campionato del Napoli è stato da 10, se dovesse vincere lo scudetto allora sarebbe da 10 e lode, quello che hanno fatto i giocatori e Conte è straordinario”.

Il passato di Mauro: una carriera straordinaria, ma è mancata la ciliegina sulla torta

“Nazionale? Il mio era un periodo di grandi ali destre, sarebbe stata la ciliegina sulla torta, sarebbe potuta arrivare nel 1990 che feci una grande stagione ma in ogni caso sono molto contento della mia carriera che è stata straordinaria. Potevo indossare la 10 di Diego perché c’era una società che sapeva gestire le cose molto bene, è servito saper stare nel gruppo, quella era una squadra che aveva dei valori calcistici importanti ma eravamo un gruppo di bravi e straordinari ragazzi”.

“Andavo allo stadio a vedere il Catanzaro che era in A e dopo due anni mi sono ritrovato a giocare con il mio idolo (Palanca, ndr), Catanzaro e Udine sono state due fantastiche avventure perché mi hanno formato. Palanca a Catanzaro, nell’immaginario collettivo, è stato Maradona quindi vi lascio immaginare l’emozione che ho provato. Poteva giocare bene solo a Catanzaro perché aveva costruito un qualcosa di pazzesco con città e tifosi”.

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