Koulibaly, il comandante silenzioso di Napoli e Senegal

Kalidou Koulibaly e Napoli, un rapporto viscerale che continua

“Viva viva o’ Senegal”, recitava la canzone “Lo Scarrafone“di Pino Daniele. Il brano parlava di razzismo e di ingenuità, due cose che Kalidou Koulibaly ha imparato a combattere dal primo secondo in cui ha messo piede a Napoli.

INGENUITÀ – Non partì con il migliore degli auspici l’avventura azzurra di Koulibaly, molte incertezze, sbavature per un difensore che sembrava poter essere un vero e proprio fenomeno. Errori che il pubblico napoletano ha tollerato, perché sapeva di avere fra le mani un tartufo da dover spazzolare delicatamente per pulirlo da tutte le sue impurità. Poi, nella sua vita arrivano Albiol, Sarri, e l’avventura al Napoli di Kalidou cambia drasticamente.

COMANDANTE – Così lo ha definito Spalletti, fin dal primo momento, che è riuscito a capire immediatamente la forza non solo fisica, ma anche mentale di questo giocatore che negli anni ha compiuto scivoloni ma ha saputo rialzarsi. Fondamentale nello spogliatoio azzurro, leader difensivo, che si è preso anche la sua Nazionale sulle spalle per dare un segno: calciare il primo rigore della sequenza in finale, dopo l’errore di un altro dei “senatori” del Senegal. Napoli ama quel ragazzone alto 1.86, che ha fatto gioire i tifosi azzurri con quel famoso gol allo Juventus Stadium che accese le speranze di un popolo, dove si capì ancor di più quanto il Senegal e Napoli siano così vicini non solo nella musica di Pino Daniele, ma anche nel cuore dei napoletani.

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