Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Napoli, ha rilasciato in esclusiva un’intervista a Radio Goal, in diretta su Kiss Kiss Napoli:
“I miei primi 100 giorni a Napoli? Li ho dedicati all’ufficio, entro la mattina ed esco la sera per cercare di capire i colleghi, la Polizia Giudiziaria e per fare quelle modifiche, dopo aver ascoltato gli interlocutori, per velocizzare il lavoro di questa Procura. A Napoli ci sono tra i migliori investigatori d’Italia, i magistrati sono di alto livello, ma credo serva più sinergia e serva più velocità d’interazione tra Polizia Giudiziaria e i magistrati. Calcioscommesse? Le mafie sono presenti dove c’è denaro da gestire, il calcioscommesse è potere oltre che denaro. C’è l’isola di Malta che è il maggior centro di gestione dei flussi di denaro, c’è un’altissima concentrazione perchè la legislazione è favorevole. Quella sede consente alle mafie di avere formalmente delle sedi societarie dove si consentono scommesse on line da tutto il mondo e quindi si possono fare profitti e riciclaggio con flussi proveniente dal calcio. In Calabria ho cercato di dare fiducia e speranza ai calabresi. Della mia terra mi porto dentro tante sensazioni positive: l’aver dato la speranza, aver tolto il tarlo della rassegnazione. Il mio auspicio è quello di ottenere risultati anche a Napoli, per poter rendere più vivibili i territori campani. L’invito di De Laurentiis allo stadio? Mi hanno detto che erano arrivati dei biglietti per la partita del Napoli, non ci sono mai entrato in uno stadio e quindi li ho restituiti anche perchè i magistrati guadagnano bene e possono comprarselo il biglietto, così come al teatro. Mi ha mandato i biglietti perchè sono il Procuratore di Napoli, ma se fossi stato un operatore ecologico non me li avrebbe spediti. Il mare? Abito in Calabria ad 8 chilometri dal mare, ma andare a mare vuol dire mettere a rischio la scorta e la sicurezza dei bagnanti e sarei un’attrazione da circo, la gente farebbe i video a me anzichè fare il bagno. I giovani? Vado a parlare nelle scuole ai ragazzi dal 1989, parlo di non convenienza a delinquere, parlo il loro linguaggio perchè loro ti ascoltano solo se parli di argomenti che gli interessano come i vestiti, la macchina e gli orologi. Quindi bisogna iniziare e spiegare quanto si guadagna facendo il corriere di cocaina o l’idraulico. Mettiamola sul piano dei soldi, parliamo il loro linguaggio altrimenti non ti ascoltano. L’approccio dev’essere economico e materialistico. Quando ero ragazzo era importante la cultura, l’essere, mentre oggi è importante l’avere. Viviamo sotto le leggi delle multinazionali, dagli anni 80 ad oggi sono le multinazionali che governano il mondo e non i governi, attraverso le loro tv, le loro pubblicità e che condizionano i popoli, indirizzando le loro scelte. Per i giovani non è importante il sacrificio, ma l’essere furbi. Scorta di livello tre? Solo io e Di Matteo ce l’abbiamo, oltre al presidente della Repubblica. Ci sono momenti dove mi viene la sindrome dell’affogamento, ma la forza la si ricava dall’idea che ciò che fai serve. Bisogna convincersi che il mio sacrificio ha una funzione, lo faccio perchè devo raggiungere un risultato e perchè voglio che sia più vivibile il territorio perchè la gente paga le tasse e vorrebbe vivere un territorio più democratico. Troppe armi a Napoli? Non solo qui. Ci sono tanti livelli di camorra, qui uno è boss subito, ma questo non vuol dire che non ci sia una mafia di Serie A. Noi vediamo una camorra molto evoluta, molto sofisticata anche dal punto di vista informatico. E’ la mafia che sta più avanti sul piano dell’interazione, attraverso internet ed intranet, per commettere reati ai fini del profitto. La Ferragni? Qualche volta l’ho vista in tv, ma non ho Facebook né Instagram e non sono esperto di certe cose. Per scrivere un capitolo del mio libro mi sono informato su certe dinamiche. Le accuse che le hanno fatto sono brutte, ma i fatti sono da accertare. Negli ani scorsi vedevamo persone che all’improvviso si impegnavano nell’antimafia, ma era un’iniziativa con la partita iva, cioè si pensava a far cassa e a fare business. Su questo abbiamo fatto qualche indagine. Per ciò che riguarda la beneficenza bisogna stare attenti e bisogna dimostrare tutto. L’accusa fatta a Chiara Ferragni è brutta, ma non parlo mai di cose che non conosco, soprattutto di argomenti dove ci sono indagini in corso. La mia scorta? Ce l’ho dal 1989, ero fidanzato ed ero Giudice Istruttorio a Locri e stavo già facendo indagini importanti sul narcotraffico e sul rapporto mafia-politica. Una sera spararono a casa della mia fidanzata ad altezza uomo, alle 2 di notte l’hanno chiamata dicendole ‘hai sposato un uomo morto’. Lei volle continuare questa relazione, oggi è mia moglie ed io ho continuato a fare il magistrato. Cerco, appena posso, di andare a parlare ai giovani perchè mi sento utile. I ragazzi non sanno con chi parlare e i genitori, mediamente, sono egoisti. Ora pensiamo più a noi stessi, alla cura, facciamo sport, facciamo palestra, curiamo la ricrescita e le doppie punte mentre i bambini sono soli con internet. Bisogna parlare di più e comprargli meno cose ai giovani. Gomorra? Abbiamo scritto un libro sul rapporto comunicazione-film. Abbiamo criticato delle serie televisive ed alcuni film, abbiamo criticato anche Il Padrino che resta un capolavoro, anche se è una storia che non è mai esistita. Però è narrata talmente bene che tutti noi siamo cresciuti con l’idea che quella era Cosa Nostra e quella era la mafia americana, invece no, era solo un film. Poi c’è stata la serie italiana che ha creato danni. Se faccio un film di un’ora e ci metto dal primo all’ultimo minuto, violenza su violenza, in quest’ora non ci sono cinque minuti dove c’è un’insegnante o un prete o un poliziotto che messaggio si manda? Hanno creato un guaio, il risultato è devastante, non bisogna più stare zitti. Il silenzio, se c’è qualcosa che non ci convince, è complicità. I ragazzi, quelli che sono nell’età della formazione stanno facendo le scelte di campo. Se il modello è il killer, sto facendo danni e bisogna denunciare queste cose. Tradito dallo Stato? No, non mi sono mai sentito tradito. Mi piace la radio? A sedici anni feci una radio da casa mia, però io ascolto spesso Radio Kiss Kiss. La chiamata di Renzi e Napolitano? Renzi mi voleva come Ministro, Napolitano no. L’aggancio tra me e Renzi era Delrio che faceva il sindaco a Reggio Emilia. Io dissi che avrei accettato di fare il Ministro se avessi avuto carta bianca, Delrio mi disse che avrei avuto tutto il potere che volevo. Poi mi resi conto che stavano litigando per me, Napolitano non voleva, pensava che io fossi un magistrato troppo caratterizzato. Renzi qualcosa l’ha detta nel suo ultimo libro, c’erano stati delle persone che suggerirono a Napolitano di non farmi Ministro. La Mafia di oggi? Non hanno bisogno di sparare, ora non conviene più. Riina è stato uno stolto, non uno stratega di guerra. Lo stratega non è chi è più feroce, ma chi ha una visione lungimirante. La strategia di un capo è diversa. Riina è stato uno stupito, non uno stratega. Nel 1969 la ‘Ndrangheta era riuscita a instituire la Santa che dava la possibilità a trentatre capimafia di entrare a far parte di logge massoniche deviate e quindi ad avere una doppia affiliazione. La ‘Ndrangheta pensa che o in appello o in cassazione uno sconto si avrà, perciò non era necessario lo scontro con lo stato. Tre attentati in tre settimane? Cerco di stare il più attento possibile, limitavo molto i miei movimenti, non faccio dieci metri senza la macchina blindata. Quando ci sono momenti di rischio dormivo anche in ufficio, adesso per esempio dormo in una caserma. Il più grande errore fatto dalla Ndrangheta? La strage di Duisburg, ma fu una faida, una guerra intestina. C’erano due blocchi di famiglie e quando ci sono faide saltano le regole e tutto il codice salta e viene messo da parte. Nella faida comanda solo il sangue. Un gruppo di questa famiglia stava organizzando una strage in Germania, non era una logica di mafia. Dopo fu istituito una sorta di termoregolatore, un soggetto super partes che aveva il compito di regolarizzare certe dinamiche tra famiglie. In questo momento la Ndrangheta è l’unica organizzazione presente in tutti i continenti ed è la più ricca. Omicidi? Oggi è più facile che si venga ammazzati dalla moglie o dal marito anziché per strada. La Ndrangheta non ha bisogno di violenza, ha i soldi per corrompere una pubblica amministrazione, c’è questo decadimento etico e morale anche in Europa e soprattutto in Italia. Si porta facilmente alla corruzione. Ora non c’è bisogno di sparare alle serrande o bruciare le macchine, basta andare con 5 o 10 mila euro per farsi mettere una firma. I giovani e la droga? I governi ultimi non hanno investito in istruzione, questo vuol dire pagare meglio gli insegnanti e prenderne di più. Ci vorrebbe almeno un terzo in più di insegnanti che impegnano i ragazzi nel pomeriggio. Bisognerebbe cercare di tenere i ragazzi più possibile a scuola, con scuole belle e colorate, altrimenti sembrano prigioni. La scuola dev’essere accogliente, dove la mattina si studiano le materia didattiche e nel pomeriggio si fa cultura. Poi c’è un altro dato, noi abbiamo bisogno di una scuola dove ci siano insegnanti preparati. Ci sono insegnanti che insegnano l’italiano e non conosco la lingua. Le ultime riforme della scuola hanno consentito un incentivo per gli accessi dei genitori nella scuola e questa è una cosa negativa. Mediamente i genitori sono ignoranti, scostumati e spesso, vorrebbero insegnare la professione agli insegnanti. I genitori devono intervenire solo se c’è un insegnante ignorante o se c’è un insegnante pedofilo. La cocaina? Le droghe sintetiche sono il vero problema, poi si dice che la marijuana non faccia male, ma non è più quella dei figli dei fiori. Liberalizzare le droghe? Sono contrario. Quando vado nelle scuole dico agli insegnanti ‘non vi ammazzate a fare la giornata sulla legalità’, è importante parlare di mafia ma non bisogna aspettare il 23 marzo per parlarne. Bisogna parlare di droghe. Chiedo ai dirigenti scolastici di organizzare degli incontri tra i ragazzi e i tossici per capire come ci sono arrivati lì. Non facciamoli parlare coi medici i ragazzi, ma facciamoli parlare coi tossici. Sono contrario alla legalizzazione delle droghe leggere perchè il disegno di legge dice che un maggiorenne potrebbe andare in farmacia e comprare a dodici euro un grammo di marijuana. Se legalizziamo le droghe leggere impoveriamo le mafie, sì, ma di pochissimo. Il futuro saranno le droghe sintetiche, in Bolivia si sta sperimentando la cocaina sintetica, la cocaina rosa ed è inodore in modo che sia difficile da intercettare. Poi c’è il Fentanil che è la droga degli Zombie, che incide sul sistema celebrare e fa perdere il senso dell’orientamento e fa perdere ogni stimolo sul piano neurologico, si cammina proprio come zombie. Ho visto gente ventenne colpita da questa droga. Il libro Il Grifone? Le mafie italiane hanno imitato dalle mafie messicane che hanno cominciato a farsi pubblicità su Facebook. Poi in Italia la mafia che usa più i social è la camorra, inizialmente usavano Facebook, ma oggi molto di più Tik Tok. Figli di camoristi che si fanno vedere in macchine di lusso per attrarre i giovani che se non sono ben educati cadono in questa trappola. Statisticamente quello che va prima in carcere è l’esecutore, non il mandante. La camorra usa Tik Tok per dare messaggi da un clan e l’altro. Anche dall’estero ho avuto richieste di persone che vogliono parlare con me, alcune persone vogliono parlare di reati commessi in altre regioni d’Italia che non mi riguardano. Il popolo non è omertoso, non è masochista, spesso non parla perchè non sa con chi parlare. Andare in moto da solo? Mi piacerebbe molto, amo la libertà anche se non posso fare dieci passi a piedi. Quando ero ragazzo le riparavo anche le moto. Quando si finiva la scuola bisognava andare dal ‘masto’ per imparare un mestiere e questo mi è servito molto nella vita”.
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