Ceferin: “Gli stadi italiani sono una vergogna”

Il presidente della UEFA critica duramente le infrastrutture calcistiche italiane, definendole le peggiori tra le principali nazioni europee.

Il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, ha espresso una severa critica nei confronti delle infrastrutture calcistiche italiane, definendole le peggiori tra le principali nazioni europee. In un’intervista, Ceferin ha dichiarato: “L’infrastruttura calcistica italiana è una vergogna. Siete uno dei paesi calcistici più importanti, avete vinto molti Mondiali, Europei, Champions League. Allo stesso tempo, tra i grandi paesi, avete di gran lunga la peggiore infrastruttura”. 

Critiche alle infrastrutture italiane

Ceferin ha sottolineato la sua frustrazione per le continue discussioni in Italia riguardo al miglioramento degli stadi, senza che si traducano in azioni concrete. Ha citato come esempio il rifiuto della candidatura di San Siro per ospitare la finale di Champions League e le prolungate discussioni sulla costruzione di un nuovo stadio a Milano. “Per essere onesto, sono un po’ stanco di queste discussioni italiane sulle infrastrutture, perché tutto ciò che vediamo sono discussioni”, ha affermato. “I club hanno bisogno di aiuto dal governo, hanno bisogno di aiuto dai comuni. Gli investitori privati investiranno. È tempo di fare qualcosa, perché l’infrastruttura è terribile”. 

Confronto con altri paesi europei

Le dichiarazioni di Ceferin trovano riscontro in studi precedenti che evidenziano il divario tra le infrastrutture italiane e quelle di altri paesi europei. Secondo un’analisi presentata dall’architetto Marco Casamonti e pubblicata da La Nazione, l’età media degli stadi italiani è di 68 anni, mentre in Germania è di 38 anni e in Inghilterra di 35. Inoltre, solo il 24% degli stadi di Serie A e B è di proprietà dei club, rispetto a oltre l’80% in Germania e Inghilterra. Questa situazione influisce negativamente sulla partecipazione del pubblico: in Italia, l’occupazione media degli stadi è intorno al 50%, mentre in Germania raggiunge il 70% e in Inghilterra il 90%. 

 

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