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Le squadre maschile e femminile di pallavolo, recenti vincitrici dei Campionati Mondiali, sono state accolte al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
In un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport, Julio Velasco, ct della Nazionale femminile di pallavolo campione del mondo, si racconta senza filtri, chiarendo la propria visione dello sport e il rapporto con la popolarità.
Velasco è chiaro: il suo mestiere è allenare, e basta. Critica le invenzioni sul suo conto e il culto del personaggio mediatico:
«Quando il personaggio prevale sulla persona è l’inizio del declino. Io sono semplicemente un allenatore di pallavolo».
Ribadisce come la popolarità non debba distogliere dall’essenza dello sport:
«Se ci si sofferma sul personaggio si perde di vista il senso dell’impresa e dello sport, bisogna giudicare la squadra e l’atteggiamento».
Velasco racconta le esperienze extra-volley, tra Lazio e Inter, sottolineando la coerenza con cui ha sempre scelto i suoi impegni:
«Mi fermai un anno dopo la Lazio e feci lo stesso con l’Inter. Ho rinunciato a contratti perché vedevo problemi di gestione».
Riguardo ai media, confessa:
«Avrei intenzione di sparire per un po’, voglio evitare la sovraesposizione».
Con oltre 45 anni di carriera, Velasco spiega l’importanza di aggiornarsi costantemente:
«Continuamente. Studiando, osservando altri, adattando le idee alla squadra e al momento. Prima del Mondiale ho spiegato alle ragazze che l’oro di Parigi era un’eccezione, non la regola».
Il ct sottolinea l’importanza di concetti chiari e semplici:
«Molte volte, parlando alla squadra, sto attento alle parole che uso».
Velasco chiude l’intervista con un messaggio chiaro: niente miti personali, solo dedizione e pragmatismo. La sua filosofia: concentrarsi sulla squadra, valorizzare il gruppo e restare fedele a se stessi.
«Io sono solo un allenatore e amo trasferire concetti chiari e facilmente assimilabili».
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