In un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport, Julio Velasco, ct della Nazionale femminile di pallavolo campione del mondo, si racconta senza filtri, chiarendo la propria visione dello sport e il rapporto con la popolarità.
Velasco è chiaro: il suo mestiere è allenare, e basta. Critica le invenzioni sul suo conto e il culto del personaggio mediatico:
«Quando il personaggio prevale sulla persona è l’inizio del declino. Io sono semplicemente un allenatore di pallavolo».
Ribadisce come la popolarità non debba distogliere dall’essenza dello sport:
«Se ci si sofferma sul personaggio si perde di vista il senso dell’impresa e dello sport, bisogna giudicare la squadra e l’atteggiamento».
Velasco racconta le esperienze extra-volley, tra Lazio e Inter, sottolineando la coerenza con cui ha sempre scelto i suoi impegni:
«Mi fermai un anno dopo la Lazio e feci lo stesso con l’Inter. Ho rinunciato a contratti perché vedevo problemi di gestione».
Riguardo ai media, confessa:
«Avrei intenzione di sparire per un po’, voglio evitare la sovraesposizione».
Con oltre 45 anni di carriera, Velasco spiega l’importanza di aggiornarsi costantemente:
«Continuamente. Studiando, osservando altri, adattando le idee alla squadra e al momento. Prima del Mondiale ho spiegato alle ragazze che l’oro di Parigi era un’eccezione, non la regola».
Il ct sottolinea l’importanza di concetti chiari e semplici:
«Molte volte, parlando alla squadra, sto attento alle parole che uso».
Velasco chiude l’intervista con un messaggio chiaro: niente miti personali, solo dedizione e pragmatismo. La sua filosofia: concentrarsi sulla squadra, valorizzare il gruppo e restare fedele a se stessi.
«Io sono solo un allenatore e amo trasferire concetti chiari e facilmente assimilabili».
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