Il mondo dello sci italiano è in lutto per la scomparsa di Matteo Franzoso, giovane atleta di 25 anni, deceduto a seguito di un grave incidente durante un allenamento in Cile. La tragedia ha sollevato nuovamente interrogativi sulla sicurezza nelle competizioni sciistiche, con reazioni commosse da parte di amici e colleghi.
Sabato scorso, durante una sessione di allenamento sulla pista di La Parva, a circa 50 km da Santiago del Cile, Matteo Franzoso ha subito una caduta mortale. Affrontando un piccolo salto del tracciato, l’atleta è stato sbalzato in avanti, superando due file di reti di protezione e impattando contro una staccionata situata 6-7 metri fuori dal percorso. Immediatamente soccorso e trasportato in elicottero all’ospedale di Santiago, è stato ricoverato in terapia intensiva e posto in coma farmacologico. Nonostante gli sforzi dei medici, Franzoso non ha superato le conseguenze del trauma cranico e dell’edema cerebrale riportati.
La scomparsa di Franzoso ha toccato profondamente la comunità sciistica, in particolare la famiglia Lorenzi, colpita dalla perdita di Matilde Lorenzi nell’ottobre 2024. Lucrezia Lorenzi, sorella di Matilde, ha condiviso un messaggio sui social media: “È arrivato il momento di fermarsi. Le parole fatalità e disgrazia non sono presenti nel vocabolario di un atleta professionista. Non si può partire per andare a sciare e non tornare più a casa. Ciao Matte, salutami tanto Mati”.
La tragedia ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nello sci alpino. Alessandro Garrone, presidente dello Sci Club Sestriere, ha dichiarato: “In poco tempo dobbiamo contare tre incidenti. Le regole sulla sicurezza delle piste devono essere riviste ed adeguate a velocità sempre maggiori”. Anche l’ex discesista azzurro Kristian Ghedina ha sottolineato la necessità di migliorare le protezioni: “Bisogna aumentare gli spazi di fuga e migliorare le reti di protezione”.
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