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Il mondo della cultura italiana è in lutto per la scomparsa di Roberto De Simone, maestro che ha dedicato la sua vita alla valorizzazione delle tradizioni popolari campane.
Il mondo della cultura e della musica è in lutto per la scomparsa di Roberto De Simone, avvenuta il 6 aprile. Il maestro Riccardo Muti ha espresso profondo dolore e indignazione per la perdita di un amico e collega, definendo De Simone un “genio” e un “napoletano europeo”. Muti ha sottolineato come De Simone sia morto in solitudine, nonostante il suo immenso contributo alla città di Napoli, che spesso lo ha trattato con ingratitudine.
Roberto De Simone, nato a Napoli nel 1933, ha dedicato la sua vita allo studio e alla valorizzazione delle tradizioni popolari campane. Musicologo, compositore e regista, è stato direttore artistico del Teatro San Carlo e del Conservatorio di San Pietro a Majella. Tra le sue opere più celebri si annovera “La Gatta Cenerentola”, rappresentata per la prima volta nel 1976. La sua profonda comprensione delle tradizioni locali è stata evidente in opere fondamentali, come il volume “Carnevale si chiama Vincenzo” (scritto in collaborazione con Annabella Rossi, 1977), che ha esplorato in maniera innovativa le festività regionali popolari della Campania.
Muti a Il Mattino ha dichiarato: “Sono affranto e arrabbiato per la scomparsa di Roberto De Simone, un amico, un grande genio, un napoletano europeo, un intellettuale che guardava contemporaneamente alle radici colte e popolari della nostra cultura. Sono arrabbiato perché è morto solo. Lui ha dato tanto a Napoli, Napoli non ha ricambiato. Anzi, spesso è stato trattato con ingratitudine. Ora si verseranno lacrime di coccodrillo, ma la sua scomparsa dà un colpo alla crisi della cultura partenopea proprio mentre, ironia della sorte, si celebrano i 2500 anni di storia. Mi auguro gli dedichino al più presto una strada o una piazza importanti”.
Negli ultimi anni, la salute di De Simone era peggiorata. Nel gennaio 2025, all’età di 91 anni, era stato ricoverato all’ospedale “Vecchio Pellegrini” di Napoli per problemi respiratori legati a un’influenza stagionale. Dopo un periodo di riabilitazione, era stato dimesso a febbraio. Muti, nel suo commosso ricordo, ha ribadito l’importanza di onorare la memoria di De Simone, riconoscendo il suo straordinario contributo alla musica e alla cultura, e auspicando che Napoli possa finalmente rendere giustizia al suo illustre figlio. “Napoli è stata ingrata con lui, non gli ha mai concesso riconoscimenti, non gli ha mai dato quel teatro per costruire la scuola vocale che sognava di realizzare. Il suo spirito libero, il coraggio di non nascondere le proprie opinioni e lanciare strali ogni volta che lo riteneva opportuno, ne hanno fatto un profeta non amato in patria”, ha dichiarato il maestro che poi ha concluso: “La sua Napoli è una vera, grande capitale, come lo era nel Settecento quando gareggiava con Londra e Parigi. Ci mancherà”.
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