Nkunku si racconta: “Milan scelta facile, mi ispiro a Kaka e Ronaldinho”

Christopher Nkunku, nuovo acquisto del Milan, si confida ai microfoni di DAZN. Parla delle sue prime sensazioni, delle sue ispirazioni e delle aspettative per la nuova avventura in rossonero.

Christopher Nkunku è pronto a iniziare la sua nuova avventura con il Milan.
L’attaccante francese, intervistato da Danilo Sorrentino per DAZN, ha raccontato le sue prime impressioni e le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere i colori rossoneri. Nkunku si è detto entusiasta e determinato a dare il massimo per la squadra, ispirandosi a grandi campioni del passato.

Una scelta di cuore e di progetto

Nkunku ha spiegato con chiarezza perché ha scelto il Milan: «Penso che sia facile scegliere il Milan perché il Milan è un grande club, un club storico. Il progetto per me era quello perfetto e sono entusiasta di iniziare. Credo che questo fosse il momento giusto per lasciare il Chelsea e venire qui, e sono felice della mia scelta».

Il giocatore ha sottolineato come la storia e il prestigio del club abbiano avuto un ruolo fondamentale nella sua decisione: «Questa per me è una nuova esperienza. Sono entusiasta di iniziare a giocare, di sentire l’atmosfera qui, perché penso che sarà sicuramente diversa rispetto ad altri Paesi. Quindi sì, sono felice».

Nkunku ha anche raccontato di aver parlato con Maresca, che gli ha detto solo cose positive sull’Italia e sulla Serie A: «Voglio scoprirlo passo dopo passo. Ora il 90% dei giocatori è con la nazionale. Ci stiamo allenando adesso e quando torneranno inizierò a conoscerli e ad allenarmi con loro. La cosa più importante è essere pronti, in forma e competere con gli altri club e le altre squadre. So di non essere ancora al meglio, ma ci sto lavorando e presto sarò pronto per giocare».

Ispirazioni rossonere e consigli da Thiago Silva

Alla domanda sui suoi primi ricordi legati al Milan, Nkunku ha risposto senza esitazioni: «Direi Kaká, Ronaldinho, anche Ibrahimovic. Ho giocato con lui al PSG. Direi anche Thiago Silva: ho giocato con lui sia al PSG che al Chelsea. Ho parlato un po’ con Thiago Silva ed era felice che venissi in questo club».

Nkunku ha poi parlato dell’influenza di Zlatan Ibrahimovic sulla sua mentalità: «Credo che mi abbia insegnato a essere esigente in ogni allenamento, in ogni partita. Questa è la mentalità che dobbiamo avere per avere successo».

L’attaccante francese ha quindi sottolineato l’importanza di avere una mentalità vincente, prendendo esempio dai grandi campioni con cui ha avuto la fortuna di giocare.

Adattamento e aspettative per il futuro

Nkunku si è soffermato anche sulle sue qualità e sulla capacità di adattarsi ai nuovi compagni: «Credo di essere un giocatore che sa adattarsi agli altri compagni. Non sono un giocatore con un solo stile di gioco. Come ho detto, sono entusiasta di conoscere i miei compagni e di creare delle connessioni in campo».

La presenza di altri giocatori francesi in squadra, come Maignan e Rabiot, rappresenta un aiuto in più: «Sì, parliamo insieme. Lo facevamo già anche prima che venissi qui. Ci sono stati tanti giocatori francesi, ma la cosa più importante è tutta la squadra, non solo i francesi. Devo adattarmi a tutti loro. Penso che sia più facile quando ci sono francesi in squadra, ma come ho detto la cosa più importante è essere connessi con tutti i compagni».

Nkunku ha poi aggiunto di non avere un compagno in particolare con cui desidera giocare: «Credo di non avere un giocatore in particolare con cui voglio giocare, perché come ho detto la cosa più importante è la squadra, il gruppo, tutti insieme. Ogni giocatore ha un ruolo importante. Certo, se dovessi scegliere un nome direi Luka Modric, perché non ho mai giocato con lui. Tutti conoscono la sua qualità, quindi direi Luka».

Infine, Nkunku ha parlato della sua celebre esultanza con il palloncino, nata per il figlio: «L’ho fatta perché era per mio figlio. Ricordo una partita in cui stavo guardando delle foto e lui stava giocando con il palloncino. Ogni volta voleva giocare con la palla ma alla sua età non poteva ancora usare una normale, così giocava con questo tipo di pallone e ho pensato: perché non farlo se segno? E così ho fatto. Anche a Milano? Speriamo. Prima bisogna segnare».

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