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Il centrocampista croato del Milan si racconta in un’intervista al Corriere delle Sera, parlando della sua infanzia, dei sogni e delle sfide affrontate nella sua carriera.
Luka Modric, attuale centrocampista del Milan, ha condiviso ricordi dolorosi della sua infanzia in Croazia, segnati dalla guerra e dalla perdita del nonno. In un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato: “Era il dicembre del 1991, avevo sei anni. Una sera il nonno non tornò a casa. Andarono a cercarlo. Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva sessantasei anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno”.
Modric ha trascorso gran parte della sua infanzia nella “casa alta” del nonno, situata ai piedi del monte Velebit, in Dalmazia. “Era la casa dei cantonieri: il nonno aveva la manutenzione della strada”, ha spiegato. In quel contesto rurale, ha imparato a spalare la neve, accatastare il fieno e portare il gregge al pascolo. “Sono cresciuto con gli animali, mi divertivo a tirare la coda alle caprette, credo di aver imparato a giocare a calcio lì, fra le pecore e le pietre”, ha aggiunto.
Nel dicembre 1991, durante la guerra in Croazia, il nonno di Modric fu assassinato dai cetnici serbi. “Lo uccisero perché la guerra era così”, ha detto il calciatore. Ricorda ancora il funerale: “Papà che mi porta davanti alla bara e mi dice: ‘Figlio mio, da’ un bacio al nonno'”. Dopo l’omicidio, la famiglia fu costretta a lasciare tutto e rifugiarsi prima a Makarska e poi a Zara.
Oggi, Modric sogna di riacquistare la “casa alta” del nonno, che fu incendiata dopo l’assassinio. “Oggi è di proprietà dello Stato. Tutta in rovina, piena di erbacce. Pensano di farci un museo. Ma non vorrei che fossero altri a decidere. La vorrei comprare. Per il nonno e anche per me. Quel rudere è un pezzo della mia vita”, ha dichiarato.
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