Ieri, 14 maggio 2025, lo Stadio Olimpico di Roma è stato il teatro di una serata che resterà negli annali del calcio italiano: il Bologna ha conquistato la Coppa Italia battendo il Milan 1-0, scrivendo una pagina epica della propria storia. Un trionfo atteso ben 51 anni, che rilancia i felsinei sul palcoscenico europeo e ridimensiona brutalmente le ambizioni rossonere. Il gol decisivo, firmato da Dan Ndoye al 53′, ha sancito non solo una vittoria, ma un cambiamento di gerarchie e un nuovo inizio per la squadra emiliana. Sul versante opposto, la crisi del Milan si fa profonda, e l’era di Sérgio Conceição sembra ormai al capolinea.
Bologna torna a sollevare un trofeo dopo mezzo secolo. L’ultima Coppa Italia vinta risaliva al 1974, in un’epoca completamente diversa. A guidare la squadra oggi è Vincenzo Italiano, subentrato a stagione in corso e capace di ricompattare un gruppo giovane, ambizioso e affamato di successi. Il percorso fino alla finale era stato già straordinario, ma al cospetto del Milan la squadra ha mostrato solidità, spirito di sacrificio e coraggio. Il gol della vittoria è arrivato nella ripresa, quando Ndoye ha approfittato di una disattenzione della retroguardia milanista per trafiggere Maignan con un preciso diagonale. Una rete pesantissima, che ha mandato in estasi i tifosi rossoblù e ha spezzato l’equilibrio di una partita fino a quel momento abbastanza bloccata. Iconico anche il gesto del capitano Lewis Ferguson, rimasto in campo con una vistosa fasciatura alla testa dopo uno scontro fortuito: un simbolo del sacrificio e della dedizione di un gruppo che ha fatto dell’umiltà la propria arma vincente. La squadra ha giocato con lucidità, ben messa in campo, e ha gestito il vantaggio con maturità fino al fischio finale. Con questa vittoria il Bologna non solo conquista un trofeo storico, ma ottiene anche l’accesso diretto alla prossima Europa League, coronando così una stagione da incorniciare.
Sul fronte opposto, il Milan vive una delle notti più amare degli ultimi anni. Quella che poteva essere l’occasione per salvare una stagione altalenante si è trasformata nell’ennesima sconfitta cocente. Il progetto Conceição, iniziato con grandi aspettative, si è arenato in un mare di difficoltà, tra gioco poco fluido, scarsa incisività offensiva e tensioni interne allo spogliatoio. Sérgio Conceição, nel post-partita, ha ammesso le responsabilità: “È stata una partita che rappresenta la nostra stagione. Potevamo e dovevamo fare di più, soprattutto nel secondo tempo”. L’allenatore portoghese non ha cercato scuse, pur sottolineando alcuni episodi arbitrali dubbi, preferendo dare merito al Bologna per la vittoria. Ma dietro le parole diplomatiche si nasconde una realtà scomoda: il Milan ha mancato tutti gli obiettivi stagionali. Fuori dalla Champions, fuori dall’Europa e ora anche dalla Coppa Italia, con l’unica consolazione della Supercoppa Italiana vinta a gennaio, un trofeo che oggi appare più come un’illusione che come un punto di partenza.
Il futuro di Sérgio Conceição è praticamente segnato. I vertici societari rossoneri, per voce dell’amministratore delegato Giorgio Furlani, hanno definito senza mezzi termini la stagione “fallimentare”. Le scelte del tecnico portoghese non hanno convinto, la squadra non ha mostrato progressi e le tensioni interne – come quella che ha portato all’addio del capitano Calabria a gennaio – hanno inciso sul clima generale. Conceição ha dichiarato di voler chiudere la stagione con dignità, ma la sensazione è che il Milan stia già pianificando un futuro diverso, magari ripartendo da un tecnico con un profilo meno conflittuale e più adatto a guidare una rifondazione.
A rendere la serata ancora più simbolica è stato il gesto di Davide Calabria, ex capitano del Milan, oggi in prestito al Bologna. È stato proprio lui, dopo aver sollevato la coppa da capitano rossoblù, a lanciare una stoccata al suo vecchio club: “Non mi hanno voluto più, ma il calcio dà sempre una seconda possibilità”. Calabria era stato allontanato per dissapori con Conceição, e ora si prende la sua rivincita nel modo più eclatante.
Il Milan si trova ora davanti a un bivio. La stagione 2024/2025 rischia di essere ricordata come una delle più deludenti dell’ultimo decennio. La rosa, pur competitiva sulla carta, ha mostrato limiti strutturali, un centrocampo poco dinamico e un attacco spesso inefficace. Le scelte di mercato estive, a partire dall’arrivo di Conceição stesso, non hanno dato i frutti sperati. Servirà un profondo esame di coscienza, un cambio di rotta netto, sia tecnico che societario. Perché il Milan, per storia e ambizione, non può permettersi di restare fuori dall’Europa e di vivere stagioni anonime.
Mentre Bologna festeggia una vittoria che profuma di rinascita, Milano rossonera si interroga sul futuro. Il trionfo degli emiliani è il simbolo di un calcio che sa ancora sorprendere, che premia il lavoro, l’identità e la passione. Al contrario, il Milan appare oggi svuotato, smarrito e privo di una direzione chiara. La notte dell’Olimpico ha raccontato due storie opposte: una squadra che risale la vetta dopo mezzo secolo, e un’altra che precipita nell’incertezza. E il calcio, ancora una volta, ha saputo sorprendere.
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