Michel Platini: “Ha dato più la Juve a me che io alla Juve”

L'ex fuoriclasse francese riflette sul suo rapporto con la Juventus e smentisce le voci su un suo possibile ritorno in dirigenza.

Michel Platini, leggenda del calcio e icona della Juventus negli anni ’80, ha recentemente condiviso riflessioni profonde sul suo legame con il club bianconero. Durante il Festival dello Sport di Trento, ha dichiarato: "Ha dato più la Juve a me che io alla Juve". Questa affermazione sottolinea l’importanza che la squadra ha avuto nella sua carriera e nella sua vita.

Il legame indissolubile con la Juventus

Platini ha ricordato il momento in cui decise di lasciare il calcio giocato: "Quando ho chiuso con la Juve, ho detto ad Agnelli ‘Sono stanco, non ne posso più’ e non ho firmato un nuovo contratto". Ha aggiunto che, prima di approdare a Torino, non aveva vinto alcun trofeo significativo: "Prima di arrivare alla Juventus non ho vinto niente…". Queste parole evidenziano come l’esperienza alla Juventus abbia rappresentato un punto di svolta nella sua carriera, permettendogli di raggiungere traguardi prestigiosi.

Smentite sulle voci di un ritorno in dirigenza

Recentemente, sono circolate voci riguardo a un possibile ritorno di Platini alla Juventus in qualità di dirigente. Tuttavia, l’ex campione ha smentito tali indiscrezioni: "Nessuno mi ha mai chiamato dalla Juve, non ho nessun contatto con nessuno". Ha inoltre ricordato un episodio del passato: "Già 40 anni fa l’avvocato Agnelli mi aveva chiesto di restare, gli dissi di no perché volevo tornare a casa". Queste dichiarazioni chiariscono la sua posizione attuale e il desiderio di mantenere il legame con la Juventus su un piano affettivo piuttosto che professionale.

Riflessioni sul calcio attuale e sul ruolo degli allenatori

Platini ha anche espresso la sua opinione sul calcio contemporaneo, in particolare sul ruolo degli allenatori. Commentando le voci di un possibile ritorno di Antonio Conte alla Juventus, ha affermato: "Non voglio mischiarmi in queste dinamiche, Tudor ha fatto bene. Conte è una figura importante, ma alla Juventus servono buoni giocatori se vuole tornare a vincere, sono loro a scrivere la storia del club più che gli allenatori". Questa visione sottolinea l’importanza dei calciatori nel determinare il successo di una squadra, al di là delle strategie tecniche adottate dagli allenatori.

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