Nel giro di pochi secondi, con un balzo da 8,39 metri, Mattia Furlani è entrato nella storia dell’atletica. A soli vent’anni, il ragazzo di Rieti ha conquistato il titolo mondiale nel salto in lungo, il primo italiano a riuscirci tra gli uomini. Non solo: è il più giovane campione del mondo di sempre in questa disciplina.
Il suo oro a Tokyo non è stato semplice né lineare. Dopo due nulli iniziali, la tensione avrebbe potuto schiacciarlo. Invece Furlani ha trovato la forza per rialzarsi, aggiustare la rincorsa e liberare tutto il suo talento. Al quinto tentativo è arrivato il salto perfetto, quello che gli ha consegnato la medaglia più importante, davanti a campioni affermati come il giamaicano Tajay Gayle e il cinese Shi Yuhao. “Non ci credevo finché non ho sentito l’inno”, ha confessato subito dopo la premiazione, con l’emozione ancora viva sul volto.
Dietro quel sorriso c’è una storia di famiglia e di sacrifici. Mattia è nato a Marino, ma è cresciuto a Rieti in una casa dove l’atletica era pane quotidiano: il padre Marcello è stato altista, la madre Khaty Seck – oggi sua allenatrice – un’ex velocista. È lei la figura centrale della sua crescita sportiva, presente in ogni allenamento e punto di riferimento nei momenti difficili. Non a caso, dopo la vittoria, Mattia le ha dedicato parole di gratitudine, consapevole che senza la sua guida non sarebbe arrivato fin lì.
Il talento di Furlani era evidente già da ragazzino: in pochi anni ha stabilito record nazionali giovanili e ha attirato l’attenzione degli addetti ai lavori per l’eleganza dei suoi salti e l’esplosività naturale. Nel 2022, appena diciassettenne, stupì l’Europa con un 8,04 che lo impose come promessa della specialità. Da allora, ogni stagione è stata una crescita continua, culminata in questo 2025 magico, che lo aveva già visto campione del mondo indoor a Nanchino.
Ma Mattia non è soltanto un fenomeno delle pedane. Ama la musica, i videogiochi e non ha mai nascosto il legame con i suoi amici d’infanzia a Rieti, con cui cerca di restare in contatto nonostante la vita da atleta lo porti spesso lontano. Quella di Tokyo non è solo una medaglia d’oro: è la conferma di un talento cresciuto con pazienza, in una famiglia che ha saputo trasmettergli passione e disciplina. Mattia sa bene che il futuro gli appartiene, ma mantiene i piedi per terra. “Questo è un anno magico, ma è solo l’inizio”, ha detto sorridendo, consapevole che il cammino è appena cominciato.
Il futuro, ora, gli appartiene. Le Olimpiadi di Los Angeles 2028 sono già nel suo orizzonte, ma intanto l’Italia dell’atletica può godersi il presente: un ragazzo che ha saputo trasformare un sogno in realtà, saltando più in là di tutti.
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