Dopo lo 0-0 in campionato contro il Como, il Napoli di Antonio Conte non va oltre un altro pareggio a reti bianche contro l’Eintracht Francoforte. Una serata amara, fatta di possesso palla sterile, occasioni sprecate e mugugni che si sono fatti più forti del tifo. I tedeschi, solidi e disciplinati, strappano un punto prezioso in un match che lascia i campioni d’Italia fermi a quota 4 nel girone di Champions: troppo poco per dormire sonni tranquilli.
Per oltre un’ora il Napoli ha avuto il pallone tra i piedi, ma raramente l’ha trasformato in pericolo reale. La statistica del primo tempo – 71% di possesso e un solo tiro nello specchio, quello di Elmas – racconta più di mille parole. Gutierrez ed Elmas, schierati insieme sulla corsia mancina, sono stati i più ispirati, ma né Hojlund né Politano hanno trovato il guizzo giusto per scardinare la difesa organizzata di Toppmöller. L’allenatore tedesco, figlio d’arte e discepolo di rigore tattico, ha imbrigliato gli azzurri con linee compatte e raddoppi sistematici.
Nella ripresa la squadra di Conte ha perso progressivamente ritmo e idee. Knauff, appena entrato, ha spaventato Milinkovic con una conclusione potente, mentre davanti il Napoli si è affidato più all’istinto che al gioco. Gli ingressi di Neres e Lang non hanno cambiato l’inerzia, e anche le migliori occasioni – Anguissa murato all’89’, Hojlund stoppato da Zetterer al 95’ – hanno lasciato solo rimpianti. Gli applausi del Maradona si sono trasformati in un brusio di delusione, perché la squadra sembra prigioniera di se stessa: tanto movimento, pochi risultati.
Il tecnico azzurro ha chiesto pazienza e tempo, ma la Champions non ne concede molto. Quattro punti in quattro partite non bastano per pensare agli ottavi, e il prossimo ciclo sarà decisivo per raddrizzare la rotta europea. Le assenze pesano – da De Bruyne a Osimhen, fino a Kvaratskhelia – ma la sensazione è che al Napoli manchi soprattutto quella ferocia offensiva che l’anno scorso aveva trasformato ogni azione in un potenziale gol.
L’Eintracht, pur rinunciando per larghi tratti a costruire, ha mostrato compattezza e maturità. Milinkovic ha dovuto intervenire in un paio di circostanze, ma i veri brividi li ha regalati il Napoli con le proprie imprecisioni: un retropassaggio di Gutierrez che per poco non sorprendeva il portiere, un paio di sbavature difensive che i tedeschi non hanno saputo sfruttare.
Alla fine resta la fotografia di una squadra che domina ma non punge. E in Europa, dove il cinismo vale più dell’estetica, questo può costare caro. Il Maradona, che un tempo era un fortino, ora sembra un teatro silenzioso in cui il Napoli recita la parte del protagonista smarrito. Conte dovrà ritrovare presto la sua identità offensiva, perché la Champions – quella vera – non aspetta nessuno.
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