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Un anno di colpi di scena per la NBA: dal clamoroso addio di Luka Doncic a Dallas al primo titolo degli Oklahoma City Thunder, passando per scandali, infortuni e nuove stelle.
La notte del compleanno numero 41 di LeBron James si è trasformata in un brusco ritorno alla realtà per i Los Angeles Lakers, travolti in casa dai Detroit Pistons con un perentorio 106-128. Una sconfitta pesante nel punteggio e, soprattutto, nel significato, che mette a nudo tutte le fragilità di una squadra in evidente difficoltà.
A rovinare la celebrazione è stata una Detroit solida, fisica, organizzata, capace di imporre il proprio ritmo sin dalle prime battute e di spegnere ogni tentativo di rimonta dei gialloviola. I Pistons hanno confermato il loro status di capolista a Est mostrando personalità e una chiara identità su entrambi i lati del campo.
Luka Doncic è stato il miglior realizzatore dei Lakers con 30 punti, ma il suo tabellino racconta anche l’altra faccia della serata: ben 8 palle perse, troppe per una squadra che già fatica a trovare fluidità offensiva. Il playmaker sloveno ha aggiunto 5 rimbalzi e 11 assist, ma la pressione asfissiante dei Pistons lo ha spesso costretto a scelte affrettate, finendo per spezzare il ritmo dei padroni di casa.
Detroit ha impostato una difesa aggressiva su di lui, alternando raddoppi rapidi e pressione a tutto campo, trovando così una formula efficace per limitarne l’impatto nei momenti chiave.
Per LeBron James è stata una serata complicata. I 17 punti segnati non bastano a nascondere un 6/17 dal campo e un pesante 3/10 da tre punti, oltre a 5 palle perse e più errori che soluzioni nei momenti di difficoltà. ‘The King’ ha faticato nell’uno contro uno e non è riuscito a trascinare i compagni come in passato, dando l’impressione di una leadership meno incisiva.
Cade Cunningham è stato il volto della vittoria dei Pistons: 27 punti, ritmo, visione di gioco e una costante capacità di leggere le debolezze difensive dei Lakers. Accanto a lui hanno brillato anche Jalen Duren (14 punti) e Isaiah Stewart (15), mentre dalla panchina Marcus Sasser ha portato 19 punti con 4 triple, punendo ogni tentativo di recupero dei californiani.
Detroit ha preso il controllo già prima dell’intervallo (70-65) e ha poi piazzato l’allungo decisivo tra la fine del terzo quarto e l’inizio del quarto periodo, toccando il +15 e chiudendo definitivamente i conti.
La sconfitta certifica il momento negativo dei Lakers: cinque ko consecutivi e un bilancio negativo contro le squadre con record positivo. Nonostante il quinto posto a Ovest (20-11), il rendimento contro le big è preoccupante. La squadra ha chiuso con 20 palle perse e un misero 28% da tre punti (11/39), numeri che raccontano una serata senza equilibrio né soluzioni.
Coach JJ Redick ha ammesso che al gruppo manca ancora una vera identità, sottolineando come il rientro di Austin Reaves sia atteso per fine gennaio, mentre continuano le assenze e i problemi fisici che limitano le rotazioni.
La festa mancata per LeBron è diventata così il simbolo di una squadra che fatica a ritrovarsi. I Pistons, invece, hanno lanciato un messaggio chiaro alla Eastern Conference: questa Detroit ha idee, muscoli e ambizioni. I Lakers, al contrario, sono chiamati a un rapido cambio di rotta prima che la stagione prenda una piega difficile da invertire.
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