La tragedia di Chiara Jaconis, una famiglia in cerca di giustizia: “Chi sa parli”

A quasi sette mesi dalla morte di Chiara Jaconis, la famiglia continua a chiedere giustizia e verità, mentre le indagini proseguono tra silenzi e negazioni.

Il 15 settembre 2024, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, la trentenne padovana Chiara Jaconis è stata colpita mortalmente alla testa da una statuetta in onice caduta da un balcone. Nonostante i soccorsi immediati e un intervento neurochirurgico, Chiara è deceduta due giorni dopo. La giovane, residente a Parigi e con una carriera nel mondo della moda, si trovava a Napoli per una breve vacanza con il fidanzato. 

Le indagini e gli indagati

Le autorità hanno avviato un’indagine per omicidio colposo, concentrandosi su una famiglia residente nell’edificio da cui è precipitata la statuetta. I genitori di un bambino, che si presume abbia lasciato cadere l’oggetto, sono stati indagati per omicidio colposo e omesso controllo. Durante gli interrogatori, hanno negato di aver mai visto la statuetta in casa e di essere a conoscenza dell’incidente. Una baby sitter presente nell’appartamento al momento della tragedia è stata anch’essa ascoltata dagli inquirenti. 

L’appello della famiglia Jaconis

A quasi sette mesi dall’accaduto, la madre e la sorella di Chiara hanno espresso pubblicamente la loro frustrazione per i silenzi e le mancate ammissioni di responsabilità. In un video-denuncia diffuso sui social, hanno dichiarato: “La vita di Chiara è stata stroncata da una statuetta caduta da un edificio nel quale vivono pochi nuclei familiari. Eppure nessun soccorso è stato portato alla nostra Chiara, né qualcuno si è fatto avanti per ammettere la propria responsabilità”. La famiglia continua a chiedere verità e giustizia per la perdita della loro cara.

La comunità e le indagini in corso

La comunità napoletana aveva mostrato solidarietà alla famiglia Jaconis, organizzando lo scorso settembre una fiaccolata nei Quartieri Spagnoli in memoria di Chiara. Nel frattempo, le indagini proseguono su due fronti: una condotta dalla Procura dei Minori, per valutare l’eventuale responsabilità di due minorenni, e l’altra dalla Procura ordinaria, per verificare la vigilanza dei genitori. Nonostante le indagini in corso, nessuno ha ancora ammesso la propria responsabilità, lasciando la famiglia Jaconis in attesa di risposte concrete. 

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