Kvaratskhelia: “L’arrivo a Napoli grazie a mio padre”

In una intervista rilasciata precedentemente le dichiarazioni del padre e dell’agente di ieri, Kvicha Kvaratskhelia ha raccontato ai colleghi di “The players Tribune” la sua esperienza a Napoli sono a questo momento:

“Passare al Napoli è stato tutto merito di mio padre Badri. Il suo idolo era Maradona. Anche mio padre giocava a calcio e da bambino guardavo sempre i suoi video, per me era il migliore del mondo, avevo 6-7 anni e dicevo che lui era più forte di Messi e Ronaldo. Ricordo che mio padre tirava i calci di punizione fortissimo. Ero così colpito da lui che invitavo gli amici a casa per guardare i suoi video. Mio padre però mi parlava sempre di Maradona, quindi quando il mio agente mi ha detto che il Napoli mi voleva ero felicissimo. Anche per mio padre è stato incredibile: mi disse che non si poteva dire di no al Napoli, al club di Maradona! Quindi non ci ho pensato troppo, non c’è stato dibattito. Lui mi ha detto: “devi andare”. Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato. Gli ho detto: “Andiamo! Subito”.

I primi giorni a Napoli.
“Quando sono arrivato la prima cosa che mi hanno chiesto i compagni di squadra è stata: devi cantare, questa è la nostra tradizione! Tutti i nuovi acquisti lo fanno. Kim è andato a cantare per primo ed ha cantato Gangnam Style, è stato bellissimo. Io venivo dopo di lui e quindi c’era una grande pressione, quindi ho scelto una canzone che cantavo quando giocavo in Russia al Rubin Kazan. È stato bello, nessuno conosceva la canzone. Poi ho cantato “la,la,la,la”, il ritornello “Live is Life”. Tutti mi dicevano: “Sei furbo, vuoi fare colpo sui tifosi del Napoli”, ma io non capivo. Alla fine Mario Rui mi ha svelato che quella canzone a Napoli fu resa famosa da Maradona durante i suoi riscaldamenti allo stadio, ma io giuro che non lo sapevo. Ai tifosi però è piaciuto molto, ma sono stato fortunato”.

Il rapporto con la città?
“I primi giorni a Napoli vedo Maradona ovunque. Maradona, Maradona, Maradona. Maradona è il Dio lì. L’ho detto a mio padre. Mi ha detto: “Fammi venire subito a Napoli”. All’inizio andavo in taxi all’allenamento perché non avevo la macchina. E dopo, quando ho visto come guidano, ho detto: “Non posso guidare qui, è impossibile”. Ma quando sono arrivato in albergo… il panorama… oh mio Dio. Era la cosa migliore che avessi mai visto, davvero. Poi esco a passeggiare per la città, e anche i settantenni mi conoscono già. Prima ancora di giocare. La gente mi ferma: “Sei Kvaratskhelia!”, Dico: “Sì, lo sono!”. Sono un ragazzo giovane. Proveniente dalla Dinamo Batumi. E ho un nome difficile. Ma le nonne, i nonni, tutti mi conoscevano già”.

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