L’Italia del tennis entra definitivamente nella leggenda. A Bologna, in una SuperTennis Arena gremita e caldissima, la squadra di Filippo Volandri firma un’impresa che mancava da oltre cinquant’anni: gli azzurri conquistano la terza Coppa Davis consecutiva, traguardo mai raggiunto da nessun’altra Nazionale dopo il dominio degli Stati Uniti tra il 1968 e il 1972.
Dopo il successo solido di Matteo Berrettini, che aveva aperto la finale battendo Pablo Carreno Busta per 6-3 6-4, il compito di chiudere la sfida è ricaduto su Flavio Cobolli, numero uno della formazione italiana. L’avversario, Jaume Munar, era partito a razzo, dominando il primo set e mettendo alle corde l’azzurro. Ma proprio quando il match sembrava prendere una direzione definitiva, Cobolli ha acceso una rimonta memorabile.
Il match è stato un concentrato di tensione, cambi di inerzia e cuore. Dopo il 6-1 subito nel primo set, Cobolli ha dovuto resistere a un secondo parziale giocato sul filo, con Munar sempre a un passo dalla fuga. Il pubblico ha provato a spingere l’azzurro nei momenti più complicati, soprattutto dopo l’interruzione dovuta a un malore nelle tribune.
Il secondo set si è deciso al tie-break, dove Cobolli ha mostrato la migliore versione del suo tennis: aggressività, coraggio e mano ferma nei momenti chiave. Lo ha portato a casa 7-6, riaprendo una partita che fino a quel momento sembrava sbilanciata verso lo spagnolo.
Il terzo set è stato una lunga battaglia tattica ed emotiva. Munar ha continuato a trovare ottime soluzioni al servizio, ma Cobolli ha risposto colpo su colpo, crescendo negli scambi e trovando il primo break della partita proprio quando serviva di più, sul 5-5. Nel gioco successivo, con grande freddezza, l’azzurro ha gestito la pressione e ha chiuso con il punteggio finale di 1-6 7-6 7-5, consegnando all’Italia il punto del trionfo.
Al termine del suo match, Matteo Berrettini aveva dato il via alla carica, sottolineando lo spirito di gruppo che ha accompagnato questa cavalcata:
“Non importa chi ci sta guardando da casa, la squadra è lunga, siamo ragazzi che si vogliono bene, una squadra lunga. E ora forza Flavio, daje!”.
Parole che hanno riecheggiato in un’arena sempre più coinvolta, fino all’ultimo punto della sfida tra Cobolli e Munar.
Volandri diventa così uno dei pochissimi capitani capace di guidare una Nazionale a tre successi consecutivi nella competizione. L’Italia chiude con un percorso impeccabile, iniziato con i successi su Austria e Belgio, passato dalla semifinale drammatica risolta da Cobolli contro Bergs (17-15 al tie-break del terzo dopo sette match point annullati), e culminato in questa finale ad alta tensione.
La Spagna, priva dei suoi nomi più pesanti ma combattiva fino all’ultimo, si è arresa a una squadra che ha saputo trovare risorse diverse a ogni partita: il servizio di Berrettini, il coraggio di Cobolli, l’affidabilità del gruppo che Volandri ha costruito negli anni.
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