La redazione di Kiss Kiss Napoli ha intervistato Guido Clemente di San Luca alla vigilia dell’uscita del volume “Lezioni di Giuridicità delle Regole del Calcio”. In esso si spiega perché le regole del gioco del calcio sono norme giuridiche e perché vanno indagate in quanto tali, al fine di contribuire a facilitare il loro corretto ed eguale rispetto nella direzione delle gare, in maniera da garantire la correttezza della competizione ed il conseguimento del risultato sportivo più giusto. Il tema trattato travalica gli stretti confini del settore, sia per la enorme rilevanza economico-sociale del fenomeno ‘calcio’, sia per il numero elevatissimo di stakeholder coinvolti. Inoltre, l’enorme diffusione popolare del fenomeno costituisce terreno fertile per rivitalizzare la riflessione comune sui temi cruciali della democrazia e dello Stato di diritto, a cominciare dal principio di legalità. Le Lezioni offrono di ciò una spiegazione essenziale, utile non solo per gli studenti del corso relativo, ma anche per chiunque (arbitri e dirigenti sportivi) voglia capire di più di una materia che è oggetto di vastissimo dibattito pubblico, quasi sempre però privo delle basi necessarie affinché il confronto si elevi dal livello del bar-sport. Ecco le parole di Guido Clemente di San Luca:
Quanto è importante sancire che le regole del mondo del calcio vanno indagate in quanto norme giuridiche in senso stretto?
Moltissimo! Perché assistiamo alla sistematica disapplicazione del Regolamento da parte degli arbitri, avallata dai media con l’utilizzo di espressioni improprie e fuorvianti come “valutazione di campo”, “metro di giudizio arbitrale”, “arbitraggio all’inglese”, e così via, assolutamente prive di significato giuridico. I direttori di gara ne approfittano per continuare a detenere di fatto un potere assoluto, privo di qualsivoglia paradigma normativo, mentre invece il Regolamento circoscrive significativamente la loro discrezionalità.
Quanto incide la violazione delle regole sul risultato sportivo?
È chiaro che il risultato della competizione è determinato anche dal caso. Ma è evidente che la illegittima applicazione del Regolamento può incidere molto sul risultato (vedi l’ultima partita con l’Atalanta), giacché la partita vive di equilibri sottilissimi e una decisione illegittima può risultare decisiva. Ciò che conta è che, se le regole ci sono, vanno rispettate.
Il calcio è ormai una delle più importanti “aziende” mondiali, la scarsa garanzia di rispetto delle norme costituisce anche una spia allarmante del cattivo stato di salute della “democrazia”?
Senza dubbio. Se non si riesce a garantire il rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto in un ambito circoscritto come quello del calcio, come si può pretendere che si osservino più in generale? Il quadro geopolitico contemporaneo infatti non è per niente rassicurante.
La vittoria della causa relativa alla “querelle” contro la trasmissione radiofonica “La Zanzara” ha portato all’istituzione di due premi alle migliori tesi di laurea e una somma di denaro per un’associazione contro le mafie. La soddisfazione la si può quantificare, immagino, non soltanto in termini economici?
Indubbiamente. Non è tollerabile che le questioni riguardanti il fenomeno calcio vengano costantemente banalizzate. Il calcio in Italia impatta in maniera assai significativa sul PIL: non si tratta soltanto di un gioco, ma di un fenomeno dalla notevolissima rilevanza socio-economica. Per questa ragione è fondamentale occuparsene seriamente.
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