A volte, lo sport regala storie che superano l’immaginazione, che sfidano le logiche consolidate e restituiscono al pubblico il sapore autentico dell’imprevedibilità. È il caso di Filippo Conca, che domenica 30 giugno ha vinto il Campionato Italiano su strada 2025 con la maglia dello Swatt Club, un team amatoriale nato quasi per gioco e oggi divenuto simbolo di un ciclismo fuori dagli schemi.
Conca, 26 anni, lombardo di Mariano Comense, ha firmato una delle più grandi sorprese nella storia recente del ciclismo italiano: battere professionisti blasonati come Alessandro Covi (UAE Team Emirates) e Thomas Pesenti (Soudal-Quick Step) non è solo un’impresa tecnica. È un atto di resistenza. Un grido di riscatto lanciato da chi, pochi mesi fa, sembrava già fuori dal grande ciclismo.
Dalla WorldTour al limbo
Filippo Conca non è un nome sconosciuto agli appassionati. Cresciuto nel vivaio della Biesse Arvedi, ha corso tra i professionisti dal 2021 al 2024, militando prima nella Lotto-Soudal e poi nella Q36.5 Pro Cycling Team. Scalatore generoso, intelligente, non ha mai brillato nei risultati ma ha lasciato il segno per dedizione e spirito di squadra. Alla fine del 2024, però, è arrivata la doccia fredda: nessun rinnovo. Nessun contratto. Nessuna proposta. E per chi ha solo 25 anni, restare a piedi nel ciclismo professionistico può voler dire fine corsa.
Ma Conca ha scelto la via più difficile: non smettere. Ha deciso di continuare a correre per pura passione, tesserandosi con lo Swatt Club, una realtà amatoriale nata come blog e community di ciclisti agonisti fuori dal circuito pro, con base a Milano e un’identità fortemente indipendente. Niente stipendi, niente corse WorldTour, ma tanto cuore e chilometri nelle gambe.
La fuga, il pavé, la vittoria
La corsa tricolore 2025 si è disputata su un tracciato selettivo, da Trieste a Gorizia, lungo 228 chilometri. Conca ha interpretato la gara con intelligenza e coraggio, andando in fuga con un gruppetto di cinque corridori – tra cui due compagni dello Swatt Club, Ginestra e Carollo – e costruendo chilometro dopo chilometro un vantaggio difficile da recuperare per il gruppo dei big.
Nel finale, su un tratto in pavé, Conca ha fatto la differenza, sfruttando la sua resistenza e una lucidità tattica impeccabile. All’arrivo, lo sprint è stato una formalità: Conca ha alzato le braccia al cielo con la maglia nera dello Swatt, tra lo stupore generale e la commozione personale. “Avevo due opzioni: smettere o continuare. Ho scelto di non mollare, e questo è il mio premio”, ha dichiarato tra le lacrime.
Un campione “irregolare”
Eppure, la sua vittoria ha aperto un dibattito acceso. Conca, formalmente, non è un professionista. Il regolamento italiano consente la partecipazione agli élite senza contratto pro, ma non permette loro – paradossalmente – di indossare la maglia tricolore nelle gare ufficiali UCI. Se non firmerà con una squadra professionistica entro fine stagione, Conca sarà campione italiano solo sulla carta, senza diritto a vestire i colori del tricolore.
Una contraddizione che ha acceso i riflettori su un problema più ampio: il ciclismo italiano è in crisi di ricambio, incapace di dare continuità ai talenti emergenti. L’impresa di Conca è dunque simbolica: è il trionfo di un corridore “fuori dal sistema”, che si è allenato da solo, ha pagato di tasca propria trasferte e gare, e ha vinto contro chi dispone di staff, bus, nutrizionisti e contratti da centinaia di migliaia di euro.
Lo Swatt Club: una favola contemporanea
Dietro il successo di Conca c’è anche la storia dello Swatt Club, creatura anomala del ciclismo moderno. Nato da un gruppo di amici con un blog (Solowattaggio), si è trasformato in un team amatoriale organizzato, con un’etica precisa: allenarsi con professionalità, gareggiare con passione, ma fuori dalle logiche del professionismo classico. Nessuna pressione, solo voglia di misurarsi e spingersi oltre i propri limiti.
Il club ha attirato corridori in cerca di riscatto, ex professionisti, atleti che volevano ancora divertirsi ad alti livelli. E oggi, grazie a Conca, ha scritto la pagina più bella della sua breve storia.
E ora?
La vittoria di Gorizia potrebbe riaprire le porte del professionismo a Filippo Conca. Diverse squadre hanno già mostrato interesse, consapevoli del valore tecnico e umano di questo corridore. Ma al di là del futuro contrattuale, il suo trionfo resterà un manifesto: la dimostrazione che il ciclismo non è solo watt, budget e ranking. È anche sacrificio silenzioso, ostinazione e coraggio.
Conca non ha vinto solo una corsa. Ha vinto contro le aspettative, contro il sistema, contro la rassegnazione. E, forse, ha ricordato a tutti – tifosi, dirigenti e sponsor – che il cuore, nel ciclismo, conta ancora qualcosa.