Aurelio De Laurentiis è tornato a parlare da cineasta, e lo ha fatto dal palco degli Stati Generali della Cultura 2025 al Teatro Bellini di Napoli. Lontano dai riflettori dello Stadio Maradona, il patron del Napoli ha ricordato le sue radici nel cinema, un mondo che – spiega – gli ha insegnato la disciplina e la visione necessarie per imporsi anche nel calcio. “È grazie al cinema che ho avuto successo con il Napoli”, ha detto con fierezza. E non è difficile credergli.
Durante il panel “Ciak, si promuove l’Italia!”, insieme a figure di spicco dell’audiovisivo italiano, De Laurentiis ha offerto una lettura appassionata e critica dell’evoluzione del settore. “Bisogna dividere il cinema in due epoche: prima e dopo il Covid”, ha dichiarato. Ha ripercorso la parabola del neorealismo, l’apice raggiunto negli anni ’60 con i film di genere – western, horror, polizieschi – fino al declino provocato, secondo lui, da scelte politiche miopi come la legge Corona del 1965, che impedì agli italiani di girare in inglese, frenando l’export del cinema tricolore.
L’occasione è stata anche quella per lanciare un monito: “Abbiamo la bellezza, ma non sappiamo gestirla. Napoli, però, ha una marcia in più. È abituata alla sofferenza, ma anche al riscatto”. E il riscatto oggi, secondo ADL, passa anche per l’orgoglio culturale. Non risparmia critiche alla gestione statale: “Abbiamo i fondi, ma non li sappiamo usare. Servono ministri coraggiosi, come lo fu Franceschini, capace di alzare da 70 a oltre 600 milioni i finanziamenti all’audiovisivo”.
Nel raccontare la sua giovinezza, De Laurentiis tratteggia un percorso di crescita che suona quasi come un’educazione sentimentale al rischio e alla visione: “A 25 anni mi sono autofinanziato il mio primo film. A 32 anni dicevo: ‘Posso conquistare il mondo’. Quando ho prodotto a Hollywood, l’ho fatto da protagonista. E quella è la scuola che mi ha formato”. È questa cultura del dettaglio, della pianificazione e del comando diretto che ha poi applicato alla gestione del Napoli. “Quando realizzi beni immateriali in modo industriale, impari tutto. Ecco perché nel calcio non lascio nulla al caso”.
Infine, il legame tra calcio e cinema si fa quasi poetico: meglio uno Scudetto o un Oscar? De Laurentiis sorride: “La parata Scudetto è stata vista da 70 milioni di persone. E 70 milioni sono tanti”. Parole che raccontano l’orgoglio di un uomo che, da produttore e presidente, vede Napoli rinascere. Ma sempre con fatica. “Amma’ faticà ancora”, conclude citando Conte. Ma lo fa col sorriso di chi, dopo aver conquistato gli schermi del mondo, ha imparato a sognare anche sotto le curve di Fuorigrotta.
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