Nel giugno 2024, Flavio Briatore ha inaugurato “Crazy Pizza” sul lungomare di Napoli, proponendo una versione gourmet della pizza con prezzi significativamente superiori alla media locale. Questa mossa ha suscitato dibattiti tra gli appassionati della tradizionale pizza napoletana, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.
La pizzeria di Briatore ha introdotto pizze con prezzi che si aggirano intorno ai 17 euro, mentre a Napoli una pizza Margherita tradizionale costa generalmente meno di cinque euro. Questa discrepanza ha generato polemiche, soprattutto dopo che un cliente ha condiviso su Instagram una ricevuta di 46 euro per due pizze Margherita e una bottiglia d’acqua. Le reazioni sono state contrastanti: alcuni hanno criticato i prezzi elevati, mentre altri hanno sottolineato che i costi erano stati comunicati in anticipo. Briatore ha difeso la sua proposta, affermando che la qualità degli ingredienti e l’esperienza offerta giustificano il prezzo.
La pizza napoletana è caratterizzata da una pasta morbida e sottile con bordi alti ed è preparata secondo metodi tradizionali tramandati da generazioni. Dal 2010, è riconosciuta come Specialità Tradizionale Garantita (STG) dall’Unione Europea, e nel 2017 l’arte del pizzaiolo napoletano è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Questi riconoscimenti sottolineano l’importanza culturale e storica della pizza a Napoli. L’introduzione di una versione gourmet e costosa da parte di Crazy Pizza rappresenta una sfida a questa tradizione, sollevando interrogativi sulla sostenibilità di un modello che si discosta così tanto dalle radici culinarie locali.
A quasi un anno dall’apertura, Crazy Pizza ha affrontato difficoltà nel conquistare il palato dei napoletani, profondamente legati alla loro tradizione culinaria. Nonostante l’attrattiva iniziale e la curiosità suscitata, la clientela locale e i turisti sembrano preferire le pizzerie tradizionali, sia per una questione di gusto che di rapporto qualità-prezzo. Questo scenario evidenzia come, in una città con una forte identità gastronomica, le innovazioni che si discostano troppo dalla tradizione possano incontrare resistenze. Per il futuro, sarà interessante osservare se Crazy Pizza adatterà la sua offerta per meglio integrarsi nel tessuto culinario napoletano o se manterrà la sua proposta originale, puntando su una nicchia di mercato specifica.
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