Nel secondo episodio del Buffa Talks, Antonio Conte si apre come raramente accade davanti alle telecamere. Lo fa in un dialogo intenso, diretto e appassionato con Federico Buffa e Federico Ferri. È una chiacchierata che parte da lontano – Lecce, Juventus, l’Inter, la Nazionale – e che arriva fino al Napoli del suo primo anno, chiuso con uno scudetto insperato. Ma soprattutto è il ritratto di un uomo che vive il calcio come fosse una questione di vita o di morte, un uomo che ha fatto della passione il proprio marchio, e che non ha paura di dire quello che pensa, anche quando può risultare divisivo.
Al Napoli Conte arriva tra mille dubbi, dopo un decimo posto e una squadra allo sbando. Inizia il ritiro con un 3-4-2-1 conservativo, perché “non c’erano acquisti”. Ma dietro la sua scelta non c’è solo pragmatismo: c’è uno studio ossessivo. Un anno intero passato a studiare calcio con il Subbuteo. Sì, proprio quello. “Io le situazioni tattiche le vedo così: fase difensiva e offensiva, le ridisegno, le osservo e poi le provo in campo. È uno strumento che mi aiuta tantissimo”.
Buffa lo incalza sulla sua evoluzione tattica: “Hai cominciato ad alternare la difesa a tre con quella a quattro. Questa duttilità non l’avevo vista prima”. Conte ammette di essere cambiato. Di aver imparato. Di aver usato la pausa dopo il Tottenham per evolversi.
Il suo Napoli parte piano, con l’obiettivo minimo di tornare in Europa, non certo di vincere. Ma la squadra cresce, si compatta e si trasforma. Alla fine, arriva un clamoroso scudetto. Senza campioni assoluti, senza una rosa profonda, ma con uno spirito di gruppo che Conte ha saputo costruire: “Avevamo pochi giocatori, gennaio è stato disastroso, sono andati via elementi fondamentali e quelli promessi in entrata sono arrivati all’ultimo. Ma siamo stati bravi a non mollare, a tenere tutti compatti”.
Conte parla anche su come è stato gestito il mercato: “Parlai con Manna di McTominay, ma tante volte i direttori sportivi ti raccontano storielle per tenerti buono. Non pensavo arrivasse, invece Manna è stato molto bravo. Io sono stato bravo a incassare quello che è successo a gennaio, senza dare alibi a nessuno”.
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