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Durante la premiazione della Coppa Davis, un imprevisto ha visto il trofeo rompersi mentre passava nelle mani di Simone Bolelli, con Matteo Berrettini che è intervenuto prontamente per ripararlo.
Dopo la straordinaria impresa di Bologna, che ha visto l’Italia trionfare nella Coppa Davis, Flavio Cobolli è in vacanza alle Maldive, un’oasi di tranquillità dopo l’adrenalina dei match. In un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera, il tennista romano ha raccontato la sua esperienza, la gioia per il successo e i sentimenti che lo accompagnano in questo periodo di riposo.
A pochi giorni dalla storica vittoria, Cobolli ha ammesso di essere ancora sopraffatto dalle emozioni: “Non ci ho capito niente di quello che è successo a Bologna”, ha dichiarato, con quella sincerità e spontaneità che lo contraddistinguono. A Bologna, insieme ai compagni di squadra, ha vissuto una settimana di adrenalina pura, culminata in una finale vinta in modo straordinario contro il belga Munar. “In Davis, ogni partita è una battaglia, ma il supporto della squadra è stato fondamentale”, ha sottolineato Cobolli.
Parlando della notte post-vittoria, il tennista ha ironizzato sul dopo partita: “Bologna non ci ha dato grandi soddisfazioni: i locali aperti domenica notte erano pochini. Siamo finiti in un posto solo noi della squadra, tra balletti e discorsi surreali. Ci siamo divertiti ma potevamo fare di peggio…” ha scherzato, lasciando trasparire il suo spirito giovane e spensierato.
Sul destino della tanto agognata Coppa Davis, Cobolli ha raccontato con un sorriso: “Per il momento me l’ha rubata mio nonno: credo che stia facendo il figo con gli amici a Roma. Ma appena torno dalle Maldive, me la riprendo”. Un altro aneddoto divertente che testimonia la sua naturalezza e il legame affettuoso con la sua famiglia.
Flavio Cobolli, che ha deciso di godersi una pausa alle Maldive con la sua ragazza e una coppia di amici, ha rivelato che il gruppo azzurro è piuttosto sparso: “Per fortuna nessuno del gruppo azzurro sarà nel mio villaggio! Parto con la mia ragazza e una coppia di amici. No, Bove non c’è: domenica non era a Bologna ma l’ho sentito. Edo è sempre con me.”
In vacanza, Cobolli non ha dimenticato le sue radici e i suoi affetti. “La mia Roma: Daniele De Rossi mi ha scritto un messaggio bellissimo, mi hanno chiamato Bruno Conti e Antonello Venditti. Ho il telefono intasato di messaggi, però ho letto solo quelli della chat delle persone più importanti della mia vita. Con calma, risponderò a tutti”. Una testimonianza dell’affetto che Cobolli ha ricevuto dal suo ambiente, dai suoi amici e dalla sua famiglia.
“Non avevo mai provato un’emozione così grande”, ha detto Cobolli quando gli è stato chiesto di cosa gli fosse rimasto della vittoria. “Non avevo mai sentito gridare il mio nome da uno stadio intero. Ho in testa ricordi indelebili. Ma, soprattutto, mi sono divertito”, ha spiegato il tennista, che ha poi riflettuto sulla grande importanza di quella vittoria. “In Davis non sempre fai la differenza con i big. Alcaraz l’anno scorso a Malaga non ha vinto, Zverev a Bologna è uscito in semifinale. Ho capito che ci devono essere un attaccamento alla maglia e una voglia di vincere addirittura superiori alle tue qualità”.
Il giovane talento ha anche messo in evidenza la forza del gruppo e dell’amicizia che lega i giocatori azzurri: “Sonego non si è perso un quindici, nemmeno per andare in bagno, Vavassori e Bolelli facevano un tifo sfegatato, io sostenevo Matteo, Matteo dopo aver giocato correva da me. È stato un lavoro pazzesco, nel quale ciascuno ha fatto la sua parte fondamentale”.
Nel cuore della sua carriera, Cobolli non ha dimenticato la sua esperienza e la sua crescita personale. “Ho temuto la figuraccia. Letteralmente. Ma con la maglia azzurra addosso le figuracce non sono ammesse. Non succederà mai”, ha dichiarato il tennista, riflettendo sull’importanza di affrontare le sfide con umiltà. “A Bologna sono stato costretto a trasformare gli ostacoli in risorsa. Per due volte, ho capovolto situazioni molto negative. In questo sì, ho stupito anche me stesso”, ha aggiunto, parlando con orgoglio del suo percorso.
Guardando al futuro, Cobolli ha chiaro in mente i suoi obiettivi: “Nei top 10. Non so quando, non so bene come, ma a questo punto l’asticella va alzata”, ha spiegato. “Per stare dietro a Jannik e ai top player sono chiamato a colmare le mie debolezze. Non significa che sento l’obbligo di vincere sempre, tutt’altro. Solo giocando, perdendo e vincendo si può crescere”, ha concluso, con la maturità che solo un grande atleta come lui può avere.
Per Cobolli, la vittoria della Coppa Davis rappresenta uno snodo fondamentale nella sua carriera: “La strada va costruita. E della mia strada la Davis conquistata a Bologna sarà sempre uno snodo fondamentale”, ha dichiarato, consapevole che questo successo potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase della sua carriera.
Infine, Cobolli ha risposto con un sorriso alla dichiarazione di Berrettini, che aveva sottolineato che gli eroi sono altri: “Gli eroi sono quelli che contribuiscono tutti i giorni al bene del mondo. Io gioco solo a tennis e mi sento davvero a posto se faccio bene il mio mestiere”, ha detto, rimanendo umile nonostante l’eco della sua straordinaria impresa.
La Coppa Davis vinta a Bologna resterà nella memoria collettiva come un momento storico del tennis italiano, e Flavio Cobolli, con il suo spirito genuino e il suo talento, sarà ricordato come uno dei protagonisti di questo successo senza precedenti.
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