Bagnaia critica il documentario di MotoGP sul “Sepang Clash” tra Rossi e Márquez: “Alcuni ruoli sono stati mostrati in modo distorto”

Pecco Bagnaia critica il documentario di MotoGP sul celebre “Sepang Clash” tra Rossi e Márquez, accusando Dorna di aver mostrato “alcuni ruoli in modo distorto” e di aver scelto un momento inopportuno per la pubblicazione, proprio nell’anniversario della morte di Simoncelli.

Sono passati dieci anni dal celebre e controverso “Sepang Clash”, l’episodio che nel 2015 cambiò per sempre il rapporto tra Valentino Rossi e Marc Márquez e lasciò un segno indelebile nella storia della MotoGP. A distanza di un decennio, la pubblicazione del documentario ufficiale di Dorna Sports, diffuso giovedì scorso per ricordare quell’episodio, ha riacceso il dibattito. Tra le voci più critiche, quella del campione del mondo in carica Francesco “Pecco” Bagnaia, che non ha nascosto il proprio disappunto per il modo in cui l’intera vicenda è stata raccontata.

“Non è stata un’idea brillante”

Intervistato al termine del weekend di gara di Sepang, il pilota Ducati ha espresso chiaramente il suo punto di vista:

“In molti aspetti, i piloti hanno una sensibilità che chi prende certe decisioni non ha. L’idea di realizzare un documentario sul ‘Sepang Clash’ non è stata brillante. Inoltre, credo che alcuni ruoli siano stati mostrati in modo un po’ distorto.”

Bagnaia ha poi aggiunto una riflessione sul tempismo della pubblicazione, che ha sollevato ulteriori perplessità nel paddock:

“Non voglio entrare nei dettagli, ma farlo uscire proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Marco Simoncelli mi è sembrata una scelta un po’ particolare.”

Il “Sepang Clash”, una ferita ancora aperta

Il documentario prodotto da Dorna intendeva ripercorrere con nuove testimonianze e immagini inedite lo scontro fra Rossi e Márquez nel Gran Premio di Malesia 2015, quando i due campioni si toccarono in curva portando alla caduta dello spagnolo e alla successiva penalità inflitta al “Dottore”. Quell’episodio, che alimentò tensioni fino al finale mondiale di Valencia, resta uno dei momenti più discussi della storia recente del motociclismo.

Dorna ha giustificato l’uscita del film come un omaggio a due leggende della MotoGP, ma la reazione di Bagnaia conferma quanto la vicenda sia ancora divisiva, non solo tra i tifosi ma anche all’interno del paddock.

Bagnaia nel documentario, ma senza la sua voce

Il pilota piemontese appare nel documentario in alcune immagini d’archivio. All’epoca del “Sepang Clash”, infatti, Bagnaia era un adolescente e si trovava nel box del team di Rossi, visibilmente coinvolto nelle emozioni di quel momento. In un frammento si vede Pecco applaudire dopo la caduta di Márquez, un’immagine che ha suscitato curiosità tra i fan.

Dorna aveva chiesto a Bagnaia di partecipare al progetto con un’intervista attuale, ma il campione Ducati ha deciso di non prenderne parte.

“Mi avevano contattato all’inizio dell’anno, ma ho risposto che non valeva la pena parlarne ancora. Hanno inserito Dovizioso, che ha detto di non ricordare nulla, e perfino Sasaki, che non c’entrava nulla, poverino,” ha raccontato con un sorriso amaro.

Una scelta che divide il paddock

Le parole di Bagnaia hanno trovato eco tra molti appassionati e addetti ai lavori. In tanti ritengono che la rievocazione del “Sepang Clash” rischi di riaprire ferite ancora non del tutto rimarginate, in un momento in cui la MotoGP cerca di costruire una nuova generazione di protagonisti.
L’intento celebrativo di Dorna, infatti, si è trasformato in una miccia che ha riacceso vecchie polemiche, tra chi difende la necessità di ricordare la storia e chi, come Bagnaia, preferirebbe lasciarla al passato.

A dieci anni da quell’incidente, il mondo del motociclismo dimostra così che il “Sepang Clash” resta molto più di un semplice episodio sportivo: è un simbolo di rivalità, emozioni e contraddizioni che continuano a dividere gli appassionati, anche alla luce del tempo trascorso.
E, come ricorda lo stesso Bagnaia, forse certe pagine, per quanto leggendarie, andrebbero lasciate riposare nella memoria, senza bisogno di nuove interpretazioni.

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