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Notte da incubo per i Lakers, travolti in casa da Detroit: Doncic segna 30 punti ma perde 8 palloni, LeBron fatica nel giorno del suo 41° compleanno e i Pistons impongono fisico e personalità con Cunningham protagonista.
Il 2025 verrà ricordato come uno degli anni più imprevedibili e controversi della storia recente della NBA. Un campionato attraversato da colpi di scena continui, in cui si sono intrecciati grandi imprese sportive, scandali clamorosi, voci di complotto e nuove stelle pronte a cambiare la geografia del basket mondiale.
La miccia è esplosa tra l’1 e il 2 febbraio, quando i Dallas Mavericks hanno ceduto Luka Doncic ai Los Angeles Lakers in cambio di Anthony Davis, Max Christie e una scelta al primo giro. Una mossa che ha scioccato tifosi e addetti ai lavori, spaccando in due la lega.
Il volto della decisione è stato il general manager Nico Harrison, che ha giustificato il trasferimento con presunte questioni di disciplina e condizione fisica del fuoriclasse sloveno. La reazione di Dallas è stata feroce: contestazioni, cori per il suo licenziamento e un clima di aperta rivolta. A Los Angeles, invece, Doncic è stato accolto come il nuovo erede di una dinastia leggendaria.
La scommessa di Dallas, però, si è rivelata un boomerang: Davis si è fermato quasi subito per infortunio, Kyrie Irving ha chiuso anzitempo la stagione per la rottura del crociato e i Mavericks hanno vissuto un finale amaro.
Quando tutto sembrava perduto, la fortuna ha bussato alla porta del Texas. Nonostante solo l’1,8% di probabilità, Dallas ha ottenuto la prima scelta assoluta al Draft, assicurandosi Cooper Flagg.
Flagg ha subito lasciato il segno: a soli 18 anni ha superato il record di punti segnati da un teenager detenuto da LeBron James, diventando il nuovo volto su cui costruire il futuro dei Mavericks. Pochi mesi dopo, Nico Harrison è stato sollevato dall’incarico, sancendo la fine di una delle vicende più discusse dell’anno.
Se il mercato ha acceso i riflettori, il campo ha consegnato una favola sportiva. Gli Oklahoma City Thunder hanno conquistato il primo titolo della loro storia puntando su una formula controcorrente: difesa feroce, profondità di roster e un leader “vecchio stile” come Shai Gilgeous-Alexander, MVP della stagione.
Le Finals hanno regalato spettacolo ma anche dramma. Gli Indiana Pacers, vera sorpresa dell’anno, si sono arresi solo a gara sette, ma hanno perso Tyrese Haliburton per la rottura del tendine d’Achille. Lo stesso infortunio ha colpito altre stelle come Damian Lillard, Dejounte Murray e Jayson Tatum, falcidiando sogni di titolo e cambiando gli equilibri dei playoff.
Non sono mancati i lati oscuri. Il campionato è stato scosso da un vasto scandalo legato alle scommesse che ha coinvolto giocatori e allenatori, portando a sospensioni e indagini federali. Nel mirino è finita anche la gestione finanziaria dei Clippers, accusati di aver aggirato il salary cap con contratti di sponsorizzazione sospetti.
A Los Angeles sponda Clippers, inoltre, si è consumata l’amara separazione con Chris Paul, lasciato senza squadra a 40 anni, mentre LeBron James ha festeggiato 41 primavere tra voci di ritiro e nuove imprese.
A completare un anno già ricco di sorprese, i New York Knicks hanno conquistato la NBA Cup, riportando un trofeo in città dopo 52 anni. Ma l’ultima parola l’hanno avuta i San Antonio Spurs, capaci di infliggere tre sconfitte in dodici giorni ai dominanti Thunder, dimostrando che in NBA nessun regno è eterno.
Il 2025 ha chiuso con l’annuncio di nuove rivoluzioni: dal nuovo format dell’All-Star Game al progetto di una lega NBA europea prevista per il 2027, che potrebbe riscrivere gli equilibri del basket continentale.
Tra tradimenti, scandali, imprese epiche e giovani prodigi, la NBA ha vissuto un anno fuori da ogni copione. E se il 2025 ha insegnato qualcosa, è che nella lega più spettacolare del mondo nulla è davvero prevedibile.
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