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Divieto di vendita dei biglietti ai residenti nella provincia scaligera per Napoli-Verona del 7 gennaio. La misura è stata presa per motivi di sicurezza pubblica.
Il Napoli corre, vince e ritrova continuità, ma non si lascia trascinare dall’euforia. A raffreddare i facili entusiasmi è Giovanni Manna, direttore sportivo azzurro, che in una lunga intervista al Corriere dello Sport ha scelto una linea di assoluto realismo: il Napoli non è il favorito per lo scudetto e l’Inter resta, oggi, la squadra di riferimento del campionato.
Dopo la svolta maturata dalla gara di Bologna in poi, il dirigente ha attribuito gran parte del merito al lavoro quotidiano di Antonio Conte, sottolineando come la squadra abbia saputo reagire alle difficoltà con carattere e compattezza.
«La capacità di rigenerarsi è legata alla capacità che Conte ha di rigenerarla. Abbiamo grandi uomini e grandi valori: senza non avremmo potuto reagire alle difficoltà con questa forza e questa voglia di vincere. Ma davanti c’è un percorso».
Il punto centrale dell’intervista è la presa di posizione sul tema scudetto. Manna respinge con decisione l’etichetta di Napoli favorito, spiegando come la sua valutazione sia legata a fattori strutturali e storici.
«Non sono d’accordo quando si dice che il Napoli è stra favorito per lo scudetto, e non perché vogliamo scaricare pressioni o spostarle su altri: è un dato oggettivo. Vengo da una realtà completamente diversa ed è chiaro che ci sono gap strutturali, ma noi li colmiamo con questi valori che in pochi hanno e che non sempre bastano».
Secondo il dirigente, il divario economico e infrastrutturale con i grandi club del Nord pesa ancora oggi, e rende la corsa al titolo più complessa di quanto appaia dall’esterno.
Il Napoli ha investito in estate, ma continua a muoversi all’interno di un contesto che non consente margini di errore.
«Aumentando la rosa è cresciuto il monte stipendi, ma i ricavi sono diversi rispetto ai club del Nord: stadi diversi, patrimoni diversi. Non è una lotta pari: c’è un gap strutturale e storico e questa ricchezza ce la siamo creata».
Per gennaio, la parola d’ordine è prudenza.
«Vorremmo premiare il lavoro di Conte e dei giocatori migliorando il livello della squadra senza rompere gli equilibri: non so se ci riusciremo, ma ci proveremo. Gennaio è sempre rischioso, l’anno scorso abbiamo venduto il calciatore più importante e forse non l’abbiamo ancora sostituito all’altezza».
L’area su cui si concentrano le valutazioni è soprattutto quella offensiva.
«I rientri di Anguissa e Gilmour sono più vicini, mentre Lukaku e De Bruyne sono un punto di domanda: quindi, vorremmo alzare la qualità soprattutto nel reparto offensivo. Stiamo facendo valutazioni».
Tra i colpi già messi a segno, spicca Rasmus Højlund, considerato un tassello centrale del nuovo corso.
«Abbiamo fatto di tutto per prenderlo. C’erano anche altre squadre con blasone storico più alto, ma la sua volontà è stata determinante: questa cosa ci rende orgogliosi».
«Rasmus è determinante per i numeri e soprattutto per come cresce e recepisce gli input dell’allenatore. Questo fa la differenza».
Il suo futuro in azzurro appare già segnato.
«C’è un obbligo in caso di Champions con un diritto. Il giocatore si considera del Napoli e il Napoli lo considera estremamente importante».
E sulla possibilità di un riscatto ormai scontato:
«A oggi, sì. Penso che sia così».
Manna allarga poi lo sguardo all’intero campionato, sottolineando come la competizione sia più aperta che mai.
«È un campionato dove tutti possono perdere con tutti e non c’è ancora un favorito».
Ma quando si parla di valori assoluti, il dirigente non ha dubbi:
«E poi c’è l’Inter: per me rimane la più forte, perché lo dice la storia e perché ha anche ringiovanito».
Il dirigente chiude con un riconoscimento netto al proprio allenatore.
«Antonio Conte. E non per fargli un regalo, ma per quello che vedo con i miei occhi: energia, abnegazione, capacità. È un fatto troppo oggettivo: ogni giorno devi dimostrare di essere all’altezza dei suoi standard».
Il messaggio che arriva dal Napoli è chiaro: crescita sì, traguardi possibili, ma nessuna autoincoronazione. La vetta è un obiettivo, non un diritto acquisito. E, per ora, il metro di paragone resta l’Inter.
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