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Rasmus Hojlund racconta il suo arrivo al Napoli, il rapporto con Conte e le sue ispirazioni calcistiche in un’intervista a Sports Illustrated.
Rasmus Hojlund, centravanti danese del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sports Illustrated, raccontando il suo approdo in azzurro, ma anche alcuni retroscena sull’addio al Manchester United:
“Il trasferimento al Napoli? Lo United è stato piuttosto chiaro con me: non facevo parte dei piani per questa stagione. Senza competizioni europee, credo che il Napoli abbia visto un’opportunità. Appena ho sentito il loro interesse, ho chiarito subito al mio entourage che volevo andare solo lì. Ho avuto buoni colloqui con l’allenatore, con il direttore sportivo e ovviamente anche con la squadra”.
La prima conversazione con Conte? Sì, è stata piuttosto breve. Eravamo entrambi molto chiari sul fatto che fosse un buon passo per me. Ci siamo trovati subito bene. È stata una conversazione corta, ma molto positiva. È un allenatore incredibile. Ho visto fare cose positive ovunque sia stato. Quando ti chiama, devi solo dire sì“
La presenza di McTominay ha influito? Sì, ma siamo in fasi diverse delle nostre carriere. Io ho ancora tanto da imparare. Lui è più grande, con più responsabilità alle spalle. Anch’io voglio dimostrare qualcosa, ovviamente, ma sono giovane e devo giocare. Per questo questa era una buona opportunità”.
Quanto è importante integrarti nella cultura italiana? Molto. Quando entri in una nuova cultura è importante integrarla nel tuo stile di vita. Qui la lingua è una parte fondamentale. Sto cercando di imparare, di migliorare. Ora capisco quasi tutto quello che dicono. Non riuscirei ancora a fare una conversazione tra due napoletani che parlano dialetto [risate], ma l’italiano sta migliorando molto”.
Cosa ti ha detto Lukaku? Rom è una persona fantastica. Non lo conoscevo bene prima. Abbiamo parlato un po’ in campo e ho anche una sua maglia a casa. È un idolo per me, l’ho sempre ammirato. Ovviamente voglio giocare anch’io [risate], ma c’è competizione ed è giusto così. Voglio imparare da lui: segna sempre, sa legare il gioco, può darmi tantissimo. Romelu tornerà presto: voglio imparare anche da lui. Ha tantissima esperienza con questo allenatore. Assorbire tutto, rimanere in forma, rendere in campo”.
Hai degli idoli calcistici? Lui è uno di quelli. Ho studiato molto come protegge il pallone. Poi Cristiano è il mio idolo più grande. Non siamo lo stesso tipo di giocatore, ma ho cercato di prendere la sua mentalità e la sua fame di gol. E poi Lewandowski: grande movimento, può fare praticamente tutto“.
Che differenza c’è tra l’Hojlund dell’Atalanta e quello di Napoli? Sono più maturo e un giocatore migliore. Ho imparato tanto a Manchester, giocando in uno dei club più grandi al mondo, con tanta pressione. Ti porti quell’esperienza nello “zaino”. [risate]
Come gestisci i momenti difficili, come un rigore sbagliato? “Resetto subito. Anche dopo un gol. Si gioca ogni tre giorni, non puoi permetterti di rimanere bloccato mentalmente”.
Dove ti senti a casa oggi? “La Danimarca è casa mia. Ma ora anche l’Italia lo è, e mi piace tantissimo”.
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