David Neres si prepara a vivere la sua prima finale con il Napoli, portando con sé i ricordi della sua infanzia a San Paolo e la gioia di un calcio nato per strada. L’esterno racconta in un’intervista al Corriere dello Sport come la passione e il divertimento siano sempre stati alla base del suo modo di giocare, elementi che oggi vuole trasmettere anche in maglia azzurra.
Neres si dice emozionato e concentrato per la finale di Supercoppa con il Napoli: «Penso di essere un po’ emozionato e anche molto concentrato. Giocare per vincere un trofeo è bello, è molto speciale. Una finale è una partita diversa dalle altre. E conta solo vincere». L’esterno sottolinea l’importanza del collettivo: «Il concetto vincente è sempre il collettivo: quando si gioca da squadra e tutto funziona è più facile per i singoli emergere. Le vittorie sono il merito del buon lavoro del gruppo e io credo che tutto il Napoli, giocatori e allenatore, stiano lavorando bene». Ricorda inoltre la sconfitta contro il Bologna: «Quella sconfitta ci colpì duramente. Abbiamo sofferto, è stato davvero difficile digerirla. Per fortuna arrivò la sosta: in quelle due settimane abbiamo avuto tanto tempo per allenarci e per riflettere sui nostri errori e sulle cose giuste».
Neres racconta il rapporto con Lukaku: «Romelu è quello che mi ha dato più fiducia, più sicurezza da quando sono arrivato al Napoli. Parliamo tanto: ha sempre cercato di tirarmi su e mi ha sempre ricordato quanto sono forte. L’ho apprezzato molto e mi è venuto spontaneo correre da lui» dopo i gol. Sottolinea quanto manchi Lukaku, come gli altri giocatori infortunati. Parla anche dell’influenza di Careca: «Prima di una vecchia sfida con il Milan ho avuto la possibilità di parlare con lui e di abbracciarlo: gli ho detto quanto significasse per me e per gli altri. Ma soprattutto per me che sono di San Paolo e gioco nel Napoli».
Neres ricorda la sua infanzia in Brasile: «Da bambino pensavo solo a giocare a calcio per strada. Ma studiavo, mia madre non faceva eccezioni». Parla della Ginga, lo stile brasiliano: «È il modo in cui sono cresciuto anche io: tutti i bambini giocavano in strada ed è così che ho acquisito la Ginga. Penso che mi abbia formato come calciatore». Racconta della disciplina imparata al San Paolo e dell’esperienza all’Ajax. Sul suo modo di giocare dice: «Cerco di farlo il più possibile» e aggiunge: «Quando non mi diverto, penso di non poter dare il meglio di me». Neres rivela anche l’origine della sua esultanza: «Io in portoghese lo chiamo Corvo Negro. Significa il corvo nero. Da bambino, quando giocavo con i miei amici in Brasile. E dopo tutti questi anni ho deciso di rifarlo».
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