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Il centrocampista croato Luka Modrić si unisce ufficialmente al Milan, firmando un contratto fino al 2026 con opzione per il 2027. Scopriamo i dettagli del trasferimento, le motivazioni della sua scelta e le prime dichiarazioni.
Sergio Conceição rompe il silenzio sui sei mesi trascorsi alla guida del Milan e lo fa senza rimpianti per i risultati ottenuti, ma con qualche amarezza per il contesto vissuto. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’allenatore portoghese, oggi alla guida dell’Al Ittihad in Arabia Saudita, ha ripercorso la sua esperienza in rossonero, iniziata a fine dicembre 2024 e culminata quasi subito con la vittoria della Supercoppa Italiana.
Un trofeo che resta uno dei ricordi più iconici di quella parentesi: il successo in rimonta contro l’Inter a Riad, da 0-2 a 3-2, con le reti di Theo Hernandez, Pulisic e Abraham. A restare nella memoria dei tifosi, oltre alla partita, è anche l’esultanza dell’allenatore con il celebre sigaro acceso a fine gara. Un gesto che Conceição spiega come una promessa fatta ai giocatori, già abituati a vederlo festeggiare così dopo i trofei vinti al Porto.
Dal punto di vista sportivo, l’ex tecnico rossonero rivendica quanto fatto: dal 2016 a oggi, sottolinea, solo due allenatori hanno portato trofei al Milan, Stefano Pioli con lo scudetto e lui con la Supercoppa. Considerando il rendimento complessivo del periodo, la squadra ha viaggiato a un ritmo da zona Europa League, con vittorie pesanti nei derby e contro la Roma. L’unica vera delusione resta la finale di Coppa Italia, che lascia ancora qualche rammarico.
A pesare sull’esperienza, secondo Conceição, non sono stati i giocatori, bensì l’ambiente generale. L’allenatore parla apertamente di instabilità societaria e di un clima esterno poco favorevole, elementi che hanno reso complicato lavorare con continuità. Anche il supporto della dirigenza, a suo dire, non è stato sufficiente, soprattutto nei momenti successivi alla vittoria della Supercoppa, quando già circolavano voci su possibili nuovi allenatori.
“Pensavo solo a lavorare e a vincere”, ha spiegato, evidenziando come il poco tempo a disposizione e le pressioni costanti abbiano impedito di intervenire su tutti gli aspetti della squadra. Alla domanda su una possibile permanenza, Conceição ammette che sarebbe rimasto, ma solo a fronte di cambiamenti strutturali.
Nessun tradimento da parte dei giocatori, anzi. L’allenatore respinge con decisione questa lettura e racconta di aver ricevuto messaggi di stima da diversi elementi della rosa dopo l’addio. Il suo metodo, basato su disciplina, rigore e meritocrazia, non ammette deroghe: puntualità, condizione fisica e rispetto delle regole sono imprescindibili, indipendentemente dal nome o dal ruolo.
Nonostante l’esperienza complessa, Sergio Conceição non chiude le porte al calcio italiano. Anzi, si dice certo che tornerà ad allenare in Serie A. Quando e dove, resta da vedere. Ma il messaggio è chiaro: il capitolo Milan è chiuso, ma l’Italia no.
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