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Ousmane Dembélé premiato come miglior giocatore ai FIFA The Best 2025, con Aitana Bonmatí miglior giocatrice e Gianluigi Donnarumma miglior portiere.
La scelta di lasciare Dallas e rinunciare al ruolo di spalla di Luka Dončić si è trasformata nella decisione che ha cambiato per sempre la carriera di Jalen Brunson. A New York, il playmaker ha trovato la sua dimensione definitiva, consacrandosi come stella di primo piano della NBA e trascinando i Knicks alla vittoria della NBA Cup, con tanto di premio di MVP del torneo.
A 29 anni, Brunson ha imposto il suo ritmo alla squadra e alla città, diventando il nuovo punto di riferimento del Madison Square Garden. Nella finale ha firmato una prestazione completa, chiusa con 25 punti, 4 rimbalzi e 8 assist, guidando New York a un successo dal valore storico. Per i Knicks si tratta infatti di un trofeo che mancava da oltre mezzo secolo, in una franchigia che non alza un titolo NBA dai lontani anelli del 1970 e del 1973.
Il riconoscimento individuale lo inserisce in un club ristretto e prestigioso, accanto a nomi come LeBron James e Giannis Antetokounmpo, un traguardo che certifica la sua metamorfosi: da solido comprimario a leader assoluto. La svolta risale all’estate del 2022, quando Brunson accettò la sfida di New York firmando un ricco contratto quadriennale e assumendosi il peso delle aspettative di una piazza storica e impaziente di tornare grande.
A Manhattan ha conquistato subito tifosi e compagni con carattere, lucidità e spirito di sacrificio. Dopo la premiazione, anziché esaltare se stesso, ha voluto sottolineare il contributo dei compagni, elogiando l’impatto di OG Anunoby, Mitchell Robinson e Jordan Clarkson, decisivi lungo il cammino della Coppa. Una leadership silenziosa, ma incisiva, che si riflette anche nelle parole pronunciate a caldo: nessuna paura di fallire, solo la volontà di lottare fino in fondo.
In campo Brunson ha dimostrato di saper controllare ogni fase della partita, creando tiri dal palleggio, dettando il ritmo e coinvolgendo chiunque gli stia accanto. Qualità che gli permettono di competere anche contro avversari fisicamente dominanti, come dimostrato nella rimonta contro San Antonio e Victor Wembanyama, ribaltata grazie alla sua regia nel momento decisivo.
Con Brunson al centro del progetto e con innesti di livello come Anunoby, Mikal Bridges e Karl-Anthony Towns, i Knicks si sono trasformati in una contender credibile. Dopo le Finali di Conference raggiunte nella scorsa stagione, la NBA Cup appare come un segnale, forse una promessa. New York non vince un anello dal 1973, ma ora sente di avere finalmente il leader giusto.
Brunson, dal canto suo, guarda avanti senza appagarsi. La Coppa è un punto di partenza, non di arrivo. Il viaggio continua, e il ballo nella Grande Mela, almeno per ora, è tutt’altro che finito.
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