C’è un po’ di Foggia e un po’ di Milan nell’esperienza di Roberto De Zerbi, oggi alla guida dell’Olympique Marsiglia. «Non so se io sono l’allenatore ideale per loro, ma Marsiglia è il posto ideale per me», racconta in una lunga intervista a Paolo Tomaselli del Corriere della Sera. Tra ricordi della famiglia, difficoltà economiche, il primo contratto col Milan e gli anni lontano da casa in Romania, De Zerbi spiega che il suo approccio non è solo tattico: «Se ti vedi tutti i giorni non puoi parlare solo di 4-4-2».
A Marsiglia, De Zerbi ha saputo diventare qualcosa di più che un semplice tecnico. Allenatore, confidente e psicologo, ha guidato la squadra a superare paure e insicurezze: «Probabilmente è stata la cosa più bella che ho fatto, quella più vicina a me come persona: ho ascoltato e compreso il malessere dei ragazzi, che in casa non riuscivano a rendere. Ho fatto qualcosa di forte, per farli conoscere tra di loro». Tre riunioni chiave hanno segnato il percorso: un momento per sfogare sentimenti negativi, uno per condividere i valori individuali dei giocatori e uno per mostrare un video sui tifosi al Velodrome, così da capire chi avevano davanti.
Il tecnico paragona la città francese a Foggia: «Marsiglia è speciale come Foggia 10 anni fa: il modo di vivere il calcio è uguale ed è quello che si addice a me. Marsiglia è il posto ideale per me per il valore che dà al calcio: tutte le contraddizioni sociali vengono dimenticate per 90 minuti, lo percepisci». Riguardo al Milan, racconta: «Il settore giovanile del Milan era una scuola. Maldini, Baresi, Tassotti e tutti quei grandi giocatori mi hanno insegnato l’etica del calcio, il valore dell’allenamento, il fatto di allenarti più forte dopo una vittoria, il rispetto dentro a un gruppo, a partire dagli orari. Io mi sento un figlio di Milanello, del Milan, quello vero».
Tra riflessioni e curiosità, De Zerbi cita Baggio: «Nel gioco è meglio affogare in un Oceano che in una pozzanghera». Sul lavoro di allenatore osserva Klopp: «Ha ragione, allenare è un lavoro pesante: bisogna capire per quanto lo farò ancora». E sul collega Gasperini aggiunge: «Un po’ tifo per lui perché gli avevano dato l’etichetta che non poteva allenare una big».
Non manca un commento sulla rissa Rowe-Rabiot: «Mai vista una cosa del genere prima, ma la società ha scelto di fare a meno di Rabiot». Sullo scudetto De Zerbi resta prudente: «Il Napoli è più che vivo, l’Inter è forse ancora la più forte, il Milan sta giocando bene. È bello vedere tanta competitività».
Marsiglia resta per lui un luogo speciale, dove il calcio unisce passioni, contraddizioni e valori. Per De Zerbi, l’esperienza in Francia non è solo professionale, ma un percorso di crescita personale, che mescola cuore e metodo in ogni allenamento.
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