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Il Milan ha ufficializzato l’arrivo di Victor Boniface, attaccante nigeriano proveniente dal Bayer Leverkusen. Scopriamo il suo percorso, le sue caratteristiche e le sfide che lo attendono in rossonero.
Il presidente del Napoli e di FilmAuro, Aurelio De Laurentiis, ha raccontato a 7, settimanale del Corriere della Sera, alcuni retroscena sul mercato che hanno coinvolto i suoi gioielli Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen, oltre al mancato arrivo di Viktor Gyökeres.
“Alla fine del secondo anno contrattuale (di Kvaratskhelia, ndr) c’è stato l’Europeo in Germania. Io, Manna e Chiavelli siamo volati a Düsseldorf per risolvere la situazione, ma Mamuka Jugeli (il suo agente, ndr) ha continuato a prendere tempo, sostenendo che Giuntoli gli avesse promesso dei soldi mai corrisposti. Una bugia, facile da verificare. Avrei potuto venderlo in quel momento: il Psg aveva offerto oltre 200 milioni di euro per il pacchetto Kvara-Osimhen. Tuttavia, avevo promesso a Conte di trattenerlo e non me la sono sentita. Con quei fondi, l’idea era di acquistare Gyokeres”, ha rivelato De Laurentiis.
Il numero uno azzurro ha poi spiegato come la cessione del georgiano al Paris Saint-Germain sia stata inevitabile:
“Ho dovuto cederlo perché il suo procuratore minacciava di ricorrere all’articolo 17. Dopo la prima straordinaria stagione di Kvaratskhelia ci siamo subito mossi per negoziare un rinnovo, aumentando il suo stipendio e proponendogli una cifra molto significativa, consapevoli che un compenso troppo basso avrebbe attirato l’interesse di molti club pronti a offrirgli contratti faraonici. Tuttavia, il suo agente aveva altri piani sia per sé sia per il giocatore”.
Il trasferimento si è concretizzato a gennaio, a stagione in corso, senza impedire però al Napoli di conquistare il suo quarto scudetto.
De Laurentiis ha poi speso parole importanti per Antonio Conte, artefice della rinascita del Napoli dopo una stagione difficile:
“Molti anni fa lo incontrai alle Maldive. Sul lavoro è instancabile, proprio come me. È chiaro che entrambi amiamo profondamente ciò che facciamo, e per me questo è fondamentale. Polemico? Io preferisco dire visionario. A 34 anni mi sentivo pronto per pronunciare la frase decisiva: ‘da ora si fa come dico io’. E, tutto sommato, è andata piuttosto bene”.
Parole che lasciano emergere una visione manageriale fatta di decisioni forti, promesse mantenute e battaglie con il mondo degli agenti, ma anche la consapevolezza che senza Conte il quarto tricolore non sarebbe arrivato.
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