Veronica Ojeda, ex compagna di Diego Armando Maradona, ha lanciato accuse pesanti durante la sua testimonianza al processo sulla morte del Pibe de Oro. “Ogni volta che lo vedevo Diego mi chiedeva aiuto e io non sapevo come fare. Sapevo che lo tenevano sotto sequestro e lui aveva paura di tutto”, ha dichiarato Ojeda, visibilmente commossa. Secondo la sua testimonianza, Maradona le chiedeva di portarlo via ogni volta che si incontravano, manifestando un forte timore di rimanere solo. Ojeda ha puntato il dito contro il neurochirurgo Leopoldo Luque e il suo staff, accusandoli di aver deciso il ricovero domiciliare promettendo un’assistenza pari a quella ospedaliera.
Ojeda ha ricordato con toni drammatici il momento in cui ha appreso della morte di Maradona. “L’ho saputo dalla radio mentre ero in macchina con Dieguito dopo che un giornalista mi aveva avvertito di andare subito alla residenza di Tigre. Quando sono arrivata sono entrata nella stanza e l’ho trovato gonfio, con la schiuma in bocca. Ho pregato, sono uscita e sono svenuta”, ha raccontato. La scena descritta da Ojeda ha aggiunto un ulteriore elemento di tensione al processo, che vede imputati per omicidio semplice con dolo eventuale il neurochirurgo Leopoldo Luque e altre sei persone coinvolte nella cura di Maradona.
L’autopsia ha stabilito che Maradona è morto il 25 novembre 2020 a causa di un “edema polmonare acuto dovuto a insufficienza cardiaca congestizia acuta e cardiomiopatia dilatativa”. Secondo i periti, queste condizioni si sono sviluppate e aggravate nel corso di diversi giorni, durante i quali Maradona non avrebbe ricevuto le cure necessarie. Un forense ha testimoniato che l’ex campione avrebbe agonizzato per circa 12 ore prima del decesso. Il processo continua a suscitare grande attenzione, con le testimonianze che gettano nuova luce sulle circostanze della morte di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.
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