Lukaku: “Chi gioca nel Napoli rappresenta un popolo. Questa gente mi da una energia incredibile”.

Romelu Lukaku ha parlato ai canali social del Napoli:

“Sono nato ad Anversa, città al nord del Belgio, mio padre era calciatore della Pro League. Ho iniziato a giocare a sei anni. Giocavo in una squadra che distava venti minuti da casa mia, ma non avevamo un auto. Allora sono andato a giocare in una squadra regionale per un anno, poi sono andato allo Standard Liegi e sono rimasto lì due anni. Ho vinto il campionato due volte. Poi sono andato all’Anderlecht, la squadra del cuore di quando ero bambino. Era un emozione più forte, sognavo di giocare per la squadra più grande del Belgio. Quando ho visto Kompany fare l’esordio per l’Anderlecht mi ha spinto a fare la stessa cosa. Ha le stesse origini mie, ha giocato nel settore giovanile come me. Alla seconda partita con l’Anderlecht ho segnato. Da bambino ero timido, non parlavo molto con la gente perché ero focalizzato sul calcio. Quando non conosco le persone sono un po’ distante, ma se stai bene con me do l’anima. Sono un uomo tranquillo, gioco molto alla Play Station. I figli sono importantissimi e mi concentro al 100% sul calcio: mi piace giocare, ma mi piace anche vedere tante partite. I miei idoli erano Henry, Drogba, Ronaldo e Anelka. Devo dire anche Eto’o. Ho avuto la fortuna di incontrare quattro di questi cinque. Quando ho letto le notizie su internet sui contatti con il Napoli ho parlato con Dries Mertens, che conosco da quando avevo 17 anni: una persona di fiducia che mi ha preparato per la vita qui in città. Si vede che rappresenti un popolo intero, è bello da vivere. Ti dà un’energia, ti spinge a dare il massimo. I fisioterapisti, magazzinieri, tutti quelli che lavorano per il club ti fanno sentire una grande responsabilità di dare tutto per questa maglia, perché sono tutti napoletani. Alla mia presentazione al Maradona ho pensato “Wow”. L’ambiente è diverso, l’energia è molto positiva. Ho fatto gol, ma abbiamo vinto contro il Parma. Questo è più importante. Io vivo al giorno, provo a dare sempre un pezzetto in più, poi alla fine vediamo dove arriviamo. Io mi diverto quando la stagione è finita: andrò al mare con la famiglia, esco con i miei amici. Però nella stagione sono 10 mesi di sacrifici e devo dare il 100%. Alla fine vedi i risultati. Se vinci va bene, altrimenti devi dare di più l’anno prossimo. Qualcuno dice che sono noioso, ma io sono così. Se ho imparato il napoletano? Provo a capire i fisioterapisti che parlano la mattina. Lasciatemi due-tre mesi, poi spero di poter fare una conversazione con qualcuno…non si sa mai se vado al supermercato”.

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